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Ho rincorso quello che sentivo,
tra i sassi, i sentieri
il lago e la brina.
Smosso,
capivo e copiavo cos’ero
ascoltando i tuoi passi.
E poi, disperso negli occhi neri,
con il suono di quel verso che racconta di stivali,
ho coperto il cuore di foglie secche.
Abbiamo sepolto, sotto metri di canovacci,
un biglietto
di quelli fortunati,
appena grattato già diceva
“un miliardo”!
Ho cercato un albero appena nato,
attorno ci ho piantato una foresta,
e scavato una buca profonda come il Mondo.
L’abbiam lasciato lì, il biglietto sfortunato,
fortuna su cui sono inciampato
con il mio fare imbranato
ed il non saper parlar d’amore:
singhiozzato.
Cosa resta? mi chiedono
Ed io non so spiegare:
e se...
forse...
Ma no,
la buca è coperta
la neve è caduta, fresca.
La foresta cresce,
inestricabile e folta,
la strada l’ho smarrita,
e per quanto mi riesce,
svolto.