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Diavoli travestiti da Uomini
1940
Il giovane Colin, di appena 20 anni, prepara le ultime cose nel borsone, indossa la sua collana che ha come pendente un piccolo crocifisso e volge uno sguardo alla madre Samanta che si trova lì, poggiata allo stipite della porta d’ingresso della sua stanza, con tra le mani il foglio di convocazione dell'esercito.
“Soldato destinato alla divisione: fanteria della Marina”, recitava così parte della lettera ricevuta neanche 2 ore prima, indicando poi successivamente orario e luogo del ritrovo per la partenza.
Prima di andare, il ragazzo si ferma nella sala da pranzo dove la nonna Rose dorme profondamente sul divano. É da qualche anno infatti che l'anziana signora vive con loro, in seguito alla morte del marito.
"Non la voglio svegliare, fa sempre fatica ad addormentarsi la notte, ora che dorme profondamente preferisco lasciarla tranquilla, salutamela quando si sveglia e dalle un bacio da parte mia" disse il ragazzo rivolgendosi alla madre.
Una volta salutata anche la mamma, che si fa ripromettere dal figlio che sarebbe tornato da lei non appena quella guerra sarebbe giunta la termine, Colin chiude la porta di casa dietro di sé, incamminandosi poi verso il punto di raccolta designato dalla lettera, dove i furgoni lì presenti avrebbero condotto i futuri soldati nei campi di addestramento.
Una volta salito, Colin volge lo sguardo indietro, verso una vita che , in quel momento almeno, non gli apparteneva più e che appena il camion fosse partito, sarebbe diventata sempre più fumosa e solo un ricordo...questo pensiero lo porta a stringere forte il crocifisso che porta al collo e a recitare sotto voce una preghiera.
Al contempo, la signora Rose sentendo i singhiozzi dovuti al pianto della figlia, si sveglia e con non poca fatica, dovuta soprattutto all’età, la raggiunge nella stanza del nipote.
Lì Samanta le racconta quanto successo, della lettera e del fatto che Colin la salutava con affetto.
Negli occhi di Rose qualcosa cambia.
"Fanteria navale...no, non è vero, non può essere...Colin non può prendere il mare, lo dobbiamo fermare, la maledizione lo colpirà, loro prenderanno, i diavoli lo prenderanno! " gridò l'anziana donna con quella flebile voce che ancora aveva.
"Maledizione? Diavoli?...questa è guerra mamma e la conosciamo bene...nessuna maledizione, solo morte e povertà, nient’altro...ora piantala con queste tue credenze stupide, non ricominciare proprio ora, mio figlio...tuo nipote potrebbe morire...dobbiamo solo pregare in Dio che ce l’ho riporti salvo da noi " rispose la figlia, con tono severo.
“Già quando ero bambina hai provato a convincermi di queste assurdità ritrovandoti poi a discutere con papà, da buon credente quale era...ti aveva fatto capire che le tue storie e paure erano solo frutto di incubi fatti nell’infanzia e che se avresti continuato a seguire le tue idee malate saresti stata etichettata da tutti come pazza e impossessata dal demonio...chissà cosa sarebbe accaduto alla nostra famiglia, sei stata solo fortunata a trovare un uomo come papà, che ti ha portato sulla via del signore” continuò poi Samantha, ancora con gli occhi lucidi.
La nonna si sedette accanto alla figlia, sul letto di Colin e con tono fermo le disse “Non ho mai raccontato nulla se non la realtà, io sola so cosa quella sera vidi e quali sono le parole di quell’essere che mi risuonano ogni notte nella testa prima di prendere sonno...e sono sicura che se tuo figlio dovesse tornare in questa casa non faremo altro che accogliere tra di noi un altro di quei Diavoli...prego solo di non rivedere mio nipote mai più”
Samanta si alzò di scatto e guardando la madre con occhi pieno di odio le disse “Sei solo una vecchia pazza, anzi lo sei sempre stata fuori testa, saresti dovuta morire tu, non papà”
Rose stette in silenzio, guardando la figlia uscire dalla stanza...poi si mise in preghiera, stringendosi forte le mani, proprio come stava facendo suo nipote, mentre il camion lo conduceva verso un futuro forse già scritto.
In quel momento, i ricordi dell’anziana donna riaffiorano inesorabilmente, surclassando le sue incessanti preghiere.
1860
Su quella nave, rientrata solo poco prima in porto, le forze di polizia cittadine trovarono una scena a dir poco spaventosa, l’intero equipaggio era ridotto a un mucchio di cadaveri dilaniati, l’unico sopravvissuto era il comandante Leopold, immobile a fissare il vuoto, nel ponte di comando, circondato da quei corpi putrefatti.
Quando gli agenti gli si avvicinarono udirono la sua flebile voce ripetere una frase, come un mantra
“La nube nera ci attanaglia, i diavoli son qui”.
Sia durante l’interrogatorio che in ogni momento passato nella fredda e putrida cella, l’uomo non faceva altro che ripetere questa frase, neanche la vista della figlia, la piccola Rose, sembrava smuoverlo da quel loop maledetto.
Impossessato dal demonio e portatore di pestilenza, così ormai veniva etichettato dagli altri abitanti.
Un uomo che, prima di tornare in patria dal quel viaggio tiranno, era un padre di famiglia, un amico, un membro della comunità e un fedele devoto.
Devozione che portò a sentirsi onorato di affrontare quell’attraversata in mare, voluta proprio dai vertici alti della chiesa, per portare nei popoli indigeni a loro ancora sconosciuti, la parola di Dio e del Cristianesimo.
E vani furono anche i tentativi di esorcismi da parte del prete della cittadina, che una volta resosi conto che nemmeno la forza del Signore era in grado di salvare l'uomo, gli chiese perdono e gli promise che Dio avrebbe trovato un posto in paradiso per lui.
Per le forze dell’ordine lui era l’unico e certo colpevole del massacro dell'equipaggio, in seguito a ciò, la decisione che fu presa portò Leopold alla pena di morte per impiccagione.
Quella mattina, in mezzo a quel pubblico urlante schifato da lui, Rose guardava suo padre essere insultato, anche mentre perdeva la vita per quella corda che gli stringeva il collo fino a togliergli il respiro, la madre della bambina e moglie del condannato, urlava esattamente come tutti gli altri, mentre in mano stringeva un rosario.
Quella stessa sera, Rose dalla sua piccola stanza, non riusciva a prendere sonno e si mise a guardare dalla finestra il porto cittadino, dove la nave del defunto padre ormeggiava silenziosa.
La bimba notò però qualcosa di strano, un uomo in piedi sulla nave, non lo riconosceva però da quella distanza, finché, sforzando di più la vista, riconobbe la divisa che portava indosso.
All’improvviso, un rumore dietro di lei fece scricchiolare le assi del pavimento, si girò di scatto e lo vide, suo padre, davanti a lei, con un chiaro e profondo segno sul collo.
La bambina per quanto spaventata, si gettò verso il padre abbracciandolo.
“Papà, pensavo fossi andato via per sempre, che bello averti di nuovo qui” disse la bimba, in preda al pianto.
L'uomo però, schifato dal gesto, l’allontanò.
"Io non sono tuo padre, lui è morto, questo è solo un corpo fatto carne che sto utilizzandolo...il vostro tipo sangue è perfetto, l'ho capito fin dal primo momento che quest'umano è entrato in contatto con l'isola, ho sentito subito questa affinità. Sappi che da questo momento e per sempre nell'avvenire, ogni volta che un membro della tua famiglia solcherà le fredde acque del mare, lo raggiungeremo e il suo corpo diverrà strumento per la nostra vendetta" disse quello che ormai non era più definibile uomo.
La madre di Rose, sentendo dei rumori insoliti era giunta a passo svelto nella stanza, dove, di quella creatura non vi era però più traccia.
Davanti a se vide solo la figlia immobile, con ancora le lacrime sul viso, che dava le spalle alla finestra.
La bambina, con la sua piccola voce tremante, provò a raccontare alla madre quanto accaduto nella stanza, ma ovviamente, per la donna non era stato altro che un brutto e macabro incubo e invitò la piccola a tornare velocemente a dormire, che si era fatto ormai tardi.
“Quello che hai visto e sentito in questi giorni non è stato altro che volere del diavolo, tuo padre aveva smarrito la via, ma se tu seguirai gli insegnamenti di nostro signore, tutto andrà bene.” disse la donna a Rose, accarezzandola delicatamente in viso.
La bambina annuì, non potendo far altro.
1944
Solcando le profonde acque dell’oceano, l’imponente operazione Neptune stava avendo inizio, più di 135.000 soldati erano pronti a sbarcare sulle coste della Normandia con l'obbiettivo di capovolgere una volta per tutte le sorti delle guerra.
Tra questa grande quantità di soldati vi era anche Colin, con l’unica differenza che, sia lui che i suoi compagni presenti sull’imbarcazione non arrivarono mai a destinazione e non presero parte alla battaglia.
Difatti qualcosa accadde durante il tragitto, una gigantesca nube nera di affacciò dinanzi a loro, facendogli perdere l’orientamento e impedendogli di ritrovare le imbarcazioni alleate.
I soldati imbracciarono i fucili, una strana sensazione gli attraversava il corpo, quando all’improvviso, la nave cominciò a incagliarsi su quella che a tutti gli effetti era la costa di un’isola
La nebbia si era ormai diradata abbastanza.
Scesero dalla nave per verificare che non vi ci fossero danni importanti e per cercare un modo per disincagliarla, non vi era tempo da perdere.
Quando, all’improvviso, dei versi tremendamente striduli rimbombarono nell’oscurità della fitta foresta che si imponeva davanti loro.
Alcuni dei presenti cominciarono ad accasciarsi a terra, sanguinando sia dalle orecchie che da gli occhi, la testa sembrava esplodergli.
Per tentare di fermare quegli assurdi suoni, i soldati che non ne subiva o tale effetto si diressero nella buia foresta, tra di loro vi era anche Colin, speranzoso di poter aiutare i compagni vittime di quella strana e inquietante situazione.
Addentrandosi sempre di più nella boscaglia la paura cominciava a diventare un passeggero fidato sulle loro spalle.
All'improvviso, quei malefici suoni si interruppero, di netto.
Nella mente dei soldati vi erano solo interrogativi, nessuno riusciva a comprendere quello che stava accadendo intorno a loro.
Qualcuno arrivò anche a pensare di essere in realtà morto sotto i colpi del nemico e che quello non era altro che il Purgatorio, siccome il Paradiso di certo non gli spettava, ignorando cosi però una terza possibilità...che quello che il luogo in cui si trovavano non era altro che l'inferno.
Colin, sentendosi come osservato, alzò lo sguardo e le vide, delle strane creature nere ed alate che giravano in tondo tra di loro, gli stavano osservando.
Scesero giù in veloce picchiata, manifestandosi dinanzi ai soldati.
Degli esseri col corpo di uomini, ma al posto di possedere naso bocca, presentavano un lungo becco nero, con al suo interno, lunghi e sottilissimi denti affilati.
Occhi neri di forma tondeggiante proprio come quelli di qualche animale, sulle loro spalle vi erano delle ali rachitiche e scheletriche, poco piumate.
Al posto delle unghie, artigli neri.
“Coraggio, mettetevi a pregare il vostro Dio, non fate sempre così o mi sbaglio?” disse uno dei quei mostri, sancendo il fatto che loro potevano comunicare senza alcun tipo di problema
“Sparate!” gridò un soldato, in preda al panico.
Inizio così un vera e propria carneficina.
Vani furono i tentativi di difesa da parte degli uomini, nonostante i fucili carichi e pronti a colpire.
Quelle creature erano superiori in tutto, forza, velocità, resistenza e cattiveria.
Corpi aperti e macellati, organi mangiati, occhi strappati e urla così strazianti impossibili da descrivere.
L’equipaggio stava venendo brutalmente ucciso, chiunque tentava di scappare, veniva presto raggiunto, brutalmente massacrato e le sue carni divorate.
“Non c’è posto in cui nascondersi, non c’è posto in cui fuggire, questa è la nostra vendetta umani!” gridò una di quelle creature.
Colin, dopo essere riuscito a scampare all'attacco da parte di uno di quei mostri e avergli sparato dritto in petto era riuscito a nascondersi in mezzo a delle folte frattaglie.
Erano in pochi a essere riusciti a fuggire a quell'attacco, anche se sapevano sarebbero stati trovato facilmente.
Era inutile rimanere lì, lo aveva capito, da quel posto nessuno sarebbe uscito vivo.
Caricato il fucile, uscì allo scoperto e puntando il nemico notò essere nuovamente lui, lo stesso da cui era riuscito a fuggire poco prima, il proiettile che gli aveva sparato in pieno petto lo aveva solo rallentato.
Poco prima di riuscire a premere il grilletto, il fucile di Colin venne distrutto e il ragazzo gettato violentemente a terra, con la mano della creatura stretta forte intorno al suo collo.
Guardandolo dritto in volto, quell'essere comincio a parlare "lo sento...il tuo sangue lo conosco, uno dei miei fratelli mi disse di voi...tu e la tua famiglia siete tra i pochi essere umani in grado di ospitarci...perfetto, raggiungerò il vostro mondo e ne ucciderò il più possibile di voi schifosi...vendetta sarà fatta"
"Vendetta? Ma di che parli, non vi abbiamo fatto niente, io non vi ho fatto niente...siete voi che ci avete attaccato! rispose Colin, sforzando il più possibile la voce strozzata.
"Zitto! Sono secoli voi esseri umani ci date la caccia, ci uccidete immotivatamente, fin dal primo momento in cui le nostre strade si sono incrociate i vostri popoli del passato ci hanno disprezzato, chiamato demoni...chiamato Diavoli, seguendo le vostre stupide credenze popolari...ho visto morire centinaia e centinaia di miei simili, solo perché voi non avete mai provato ad accettarci...il diverso non lo avete mai voluto in quello che chiamate il "vostro" mondo. Abbiamo dovuto nasconderci su quest'isola...era l'unico modo per salvarci dall'estinzione. Ma dopo tutto quel dolore non potevamo più guardare...abbiamo iniziato ad attaccare per primi, ogni volta che rischiavate di trovarci, chissà poi cosa sarebbe successo se ne fossero arrivati in centinai di voi, tutti insieme, bè sarebbe stata la fine...e poi il secolo scorso, accadde quello che voi chiamate miracolo...abbiamo infatti trovato qualcuno con il sangue diverso, il tuo antenato di ormai quasi 100 anni fa è stato il primo e poi ne sono arrivati tanti altri, a quanto pare qualcosa nel vostro corpo sta cambiando rispetto a millenni fa. E ora useremo voi stessi per uccidervi, dall'interno...ricordati giovane umano, i Diavoli sono in mezzo a voi e si travestono da uomini...ma rifletti bene su chi sia il vero "Diavolo", guardati intorno e chissà, forse capirai.
Si concluse così, l'arringa di quella creatura.
Colin non riusciva ormai più a parlare, con sue le ultime forze rimaste, porto' la mano verso il petto andando poi a stringere forte il piccolo crocifisso che pendeva dalla sua collana.
Si mise, consapevole che sarebbe stata l'ultima volta, a rivolgere la sua attenzione a Dio, pregando.
Pochi secondi dopo, perse conoscenza.
Il sangue di quella creatura, di color nero, cominciò fluire verso il ragazzo, entrando nel suo corpo attraverso le ferite infertegli. La sua anima lo stava possedendo.
Gli altri soldati vennero tutti uccisi.
Alcune ore dopo, la nave dell'equipaggio venne ritrovata ferma in mezzo al mare, i soldati delle forze alleate che la raggiunsero in seguito al codice morse di soccorso inviatogli da quest'ultima, una volta saliti per verificare quanto accaduto, trovarono una scena ai loro occhi sconcertante.
Resti di cadaveri divorati e mutilati, fiumi di sangue e soltanto un giovane ragazzo ancora in vita sul ponte di comando, aveva inviato lui la richiesta di aiuto.
Con la sua flebile voce, il soldato, ripeteva un frase, come un mantra
"La nube nera ci attanaglia, i Diavoli son qui”.