Psicodramma Della Parolaccia

scritto da Domenico De Ferraro
Scritto 6 anni fa • Pubblicato 6 anni fa • Revisionato 6 anni fa
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Autore del testo Domenico De Ferraro
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Psicodramma della parolaccia è una sceneggiatura su generis della metafisica dei comuni costumi .
- Nota dell'autore Domenico De Ferraro

Testo: Psicodramma Della Parolaccia
di Domenico De Ferraro


PSICODRAMMA DELLA PAROLACCIA




Da dove nasce la forza di cantare se stesso per non cadere nel male del proprio tempo . Cosa rende l’ignoranza un atto filosofico, la falsa rima che ronza sopra la città ad essere una canzone surreale. Qualcosa sembra prendere vita dalle cose ignobili da quel mondo custodito nell’animo che ci portiamo seco , per mano lunghi i muri adombri d’edera verde, ove le raganelle cantano alleluia , alleluia. E l’amore spesso non regala nulla di buono , prende il tuo cuore lo spinge nella fossa dell’esistenza , come fossi un pupazzo innamorato , solo nel tuo dormiveglia nel trascendere la fisiologia degli atti , nella ciclica comprensione storica . Ripercorre l’usato dire la forma di una norma , un oggetto pervaso dall’essere se stessi , non ci sono scusanti , si passa dalla vita , alla morte come fossimo uccelli migratori.

Uccello migratorio:
Canto la mia vita in questo cielo che sorvolo verso l’indefinito
Il cacciatore: Sono pronto a sparare
Io cado nel vuoto , perdo quota
Non volare troppo basso
Sono un uccello, mica un capriolo
Sei l’uccello della conoscenza
Mah , se lo dici tu
Io non vorrei sparare
Fai bene mettiti l’animo in pace
Sono ad un passo dallo spiccare il volo
Sono qui ad attendere tu passi
Volare mi fa vomitare
A chi lo dici, io ho sputato sangue
Faresti bene ad alzarti i pantaloni
Sono una persona perbene io
Non vorrei che ti volasse via l’uccello
Accidenti , gabbia aperta , uccello morto
Ecco, cosa, intendo io per filosofia

L’uccello della conoscenza, può avere molto cose in comune con la libertà anche e se ella spesso presume una sua considerazione formale ove tutto il mondo si rispecchia in quel lasso di tempo che muta forma nella sua soggettività . Cosi l’uccello della conoscenza potrebbe essere l’uccello della meraviglia o un connubio di versi e verbi misti di canti melodici che esprimono la sagacità della vita.


Cosi il cacciatore non è altro che un uomo qualunque , il quale potrebbe guarire dalla sua atavica malattia , dai suoi errori , dalle sue debolezze , ritrovare la forza necessaria per continuare a vivere a prendere la metro o l’autobus a spingere la sua ricerca nella difficile , questione teologica di cosa siamo, di cosa rappresentiamo . Ma essendo io cresciuto tra le piante di fagioli e ravanelli , sbocciato tra piante di spinaci selvatici, potrei ritornare a sorridere del male che mi perseguita. Fuggire dall’ enorme folla che mi viene incontro, lungo la strada che confluisce , verso la città dei balocchi. E Giovanni questo il nome del nostro eroe, prova ad attraversare quella sua triste esistenza nel cuore della notte.

Giovanni: Come vorrei, poter volare via
Un passante: sei rimasto sopra la fermata dell’autobus
Contemplavo la città
La morte è passata in carrozza , erano verso le sette.
Prenderebbe un caffè con me?
La prego non mi tiri nel fosso
Per carità cercavo di fargli capire che sono un uomo non un cacciatore
Questo mi sovviene nella mia mente l’illusione della poesia
Non c’è una soluzione tipica, siamo assai dissimili.
Lei vorrebbe dire che io e lei siamo la stessa faccia della medaglia
Forse lo pensato , ma ora non ho più speranze per tal questione
Fa bene lei a sorridere ed aspettare l’autobus quasi ,quasi vengo con lei
Mi fa molto piacere
Ecco avevo un idea , la credevo un amico ora sono certo era tutta una illusione
Non disperi c’è sempre da imparare nella vita
La vita è un arcobaleno
Una grande balla
Un pallone sgonfio
Si , con cui giocano i ragazzini nel parco
Sotto questo sole
Tra le rovine di questa città morta.
Vorrei lasciarmi andare al mio tempo
Sono consapevole che lei ha molte virtù
Ero certo che alla fine mi avrebbe compreso
Siamo come le allodole, cantiamo sempre prima dell’alba
Che bello poter muovere le ali.
Ecco l’autobus
Addio
Addio signore della pioggia
Addio amico mio , porta il tuo cuore lontano
E tu , attendi io ritorni per poter cantare di nuovo insieme



Ecco io credo sia relativa , la nostra capacità di dialogare con la divinità , di essere migliori , di cercare una sostanziale verità nel proprio passato che spieghi chi siamo. Null’altro che marionette che si muovono sopra un palco . Manovrate da vari burattinai dagli occhi grandi , come i gatti che si nascondono nel buio . Marionette che camminano nella città dei balocchi dove ogni cosa è possibile, dove la meraviglia, avvolge le molte vite , spese in fretta . Una voglia di vivere , palpabile che a volte la può trovare nello sguardo di chi incontri per strada. E mentre le auto sfrecciano, vanno via , non c'è più nessuno alla fermata dell’autobus . Emerge cosi una indistinta realtà che non risparmia nessuno , uguale per tutti uomini , donne e bambini , personaggi di una ridicola commedia . Permane la colpa di un popolo intero che si solleva e si sveglia la mattina ed affronta le difficoltà della vita che abbassa la testa e continua ad andare avanti .


Marionetta: Ho ballato fino all’alba , ero cosi ridicolo
Burattinaio: Eri cosi carina , quando ti comprai
Ero una piccola marionetta
Oggi sei invecchiata
Rimango una marionetta spiritosa
Sei l’artefice di una rivoluzione drammatica
Sono il preludio di una nuova rappresentazione
Sei uno e centomila
Sono arlecchino e pulcinella
Sei il signore che fa le boccacce alla morte
Sono cosciente di essere una marionetta
Ho tirato i tuoi fili per anni
Sei stato molto severo con me
Sono il tuo padrone ed il tuo creatore
Come è amaro , essere un marionetta
Balla con me, l’ultima canzone di questa notte
Sono una marionetta no una mattonella
Dolce passatempo
Ti muovi , sgambetti sopra al palco
Non tirare troppo la corda
Bambino: Ho visto un orco
Burattinaio : Ragazzino non ridere degli orchi
Non rido signore, osservo ed imparo
Hai tirato la coda al gatto , prima di uscire di casa
Sono un bambino, non un angioletto
Chi sa forse un diavoletto
Non credo, ma nel letto dormo da solo
Non farla nel letto
Non è peccato farlo ma dirlo
Certo , pero noi rimaniamo personaggi di una commedia


Perduti in questa farsa, le riflessione si susseguono senza senso , in questa metafisica filosofica che ha vari nomi e vari significati , si finisce per essere incompresi alla fine. Certo non cambierà nulla della mia vita , poiché il giudizio è vano , relativo alla frase scurrile , pronunciata mentre vai a lavoro. Ed io che cerco inutilmente di identificarmi in uno astratto simbolismo in una forma che riassume vari ideali , momenti utopici , risultato di tanti momenti in cui noi stessi cerchiamo di cambiare non solo la nostra esistenza ma anche quella di chi crede in noi . Tentare di cambiare il modo di pensare , soprattutto quella delle persone che noi non voglio bene , partecipando ad un gioco a volte ambiguo e pericoloso. Non esiste qualcosa in cui , noi possiamo vantarci a volte basta riuscire a comprendere la causa che divide il vero della filosofia dai fatti della storia . Un tormentato percorso interiore che giunge a completare la lotta intrapresa , questo andare incontro al domani cercando di realizzare i propri sogni ed il proprio mondo spirituale .

Personaggio: Ho creduto nella libertà di pensiero
Filosofo: non lasciarti prendere dalla superficialità degli atti
Sono certo di poter contribuire con un mio verso al cambiamento
Siamo tutti dei poeti
Certo, ma io sono il figlio di uomo qualunque
Che dire impara prima a dire ti amo
Sono tanti i motivi d’interesse per essere e non essere
Siamo fatti per volare in alto
Finiremo per cadere dentro un fosso
Sei consapevole del valore della svolta interiore ?
E il concetto della morte che mi inquieta
Non farci caso al nulla
Sono certo che posso farcela
Non è litigando che arriveremo a Samarcanda
Oh bella quella città
Io ci ho vissuto per tre mesi
Io ero il capostazione , uno sballo
Sono certo la filosofia fa sempre di testa sua
Certo , come dire date a cesare ciò che è di cesare
Sei simpatico, ma non troppo loquace
Sono queste le prerogative per dire ti amo
Sei stupito , non sai volare
Sono certo che alla fine saremo uguali
Anime gemelle
Pargoli in fasce
L’immagine dell’amore
Io della conoscenza
Che sballo
Io ballo
Io mi butto
Che brutto
Non bello , ma mi butto nella mischia
Io brindo
Il più grande spettacolo, dopo il bin bang


Questo spazio infinito è il nostro palcoscenico , in sala c’è tanta gente che osserva quello che facciamo , quello che diciamo , tutti sono contenti di stare qui , chi si tocca , chi si stringe all’amata, chi aspetta la morte , chi fa finta di vivere, chi di andare per mondi nuovi alla ricerca di una facile felicita. E tutti sono personaggi di questo dramma psichico , fatto d’immedesimazione e brevi emozioni, atti filologici intercalati nello scorrere delle ore , ove passa la morte, nella vita che prende il volo verso Secondigliano . Sorvola le vele , cammina tra i quartieri malfamati , scala le torre biologiche , entra nei padiglioni dove soggiornano tanti malati affetti da covid 19 ove miliardi di pensieri , milioni di anime, milione di storie s’ intrecciano , s’identificano , s’ uniscono in altre possibilità .

Burattinaio: ecco la nostra storia continua
Spettatore: Non credevo fosse cosi facile cadere nel nulla
Non cadiamo nel nulla, noi siamo la parte migliore di questa storia.
Quanto vorrei recitare a soggetto
Si accomodi , ma non lo dica in giro
Farò il possibile per convincere gli altri a venire al suo spettacolo
Sono certo non si pentirà
Sono emozionato
Io rappresento il nuovo, io muovo i fili della memoria.
Forse da spettatore potrei divenire una marionetta
Non è detta l’ultima parola




Molte volte burattini e burattinai sono in accordo e disaccordo con ciò che rappresentano fino a divenire a volte qualcosa di inenarrabile in bilico sulla linea d’una leggenda fantastica , che non racchiude la vera storia ma il senso di ciò che si è nella dialettica dei distinti. E tutto questo viene definito amore , un momento cruciale per l’esistenza , di ogni uomo ed ogni donna , unico per ogni individuo ed ogni marionetta che rappresenta quella parte di noi stessi su una scena pubblica , per strada in teatro o in altro luogo dove possiamo immaginare di essere noi stessi. Una miscela di sogni e speranze che unisce noi stessi alla nostra storia , alla nostra individualità , pervasi da mille domande che continuano ad agitarsi dentro che continuano ad essere la nostra vita. Storie che continuano a farci riflettere su cos'è questo momento ideale , questo essere funzione mistica nel silenzio del tempo che scorre . Riscoprire se stessi nello scorrere di ciò che possiamo essere stati , immergerci nel silenzio che riempie ogni cosa al punto da sedurre la nostra ragione . Il nostro punto di vista , la nostra sofferenza i nostri giorni difficili ma nulla ci vieta di continuare a combattere , continuare a sperare in qualcosa migliore in un giorno che possa cambiare la nostra posizione nel mondo. Una fantasia questa o una filosofia , dove il protagonista della nostra bella fiaba riuscirà mai nel suo intento ad essere ciò che vuole al prezzo pattuito con il padrone dell’officina ove lavora . Un desiderio che ci conduce ad una verità comune che è credere in noi stessi e aver fiducia di quel che noi siamo . Essere e avere, tutto quello che siamo , c’è lo teniamo stretto tra le braccia come fosse un sogno , piccolo e indifeso agli occhi di chi non ha nulla o tutto. Ogni cosa scorre oltre questo intendere che ci riporta sempre al fine ad essere e ad avere consapevolezza di se stessi nel divenire del proprio dire.

Psicodramma Della Parolaccia testo di Domenico De Ferraro
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