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Credevo che la vita per me avesse decretato sentenza di clemenza. Solo qualche sfiga qua e là, nel quotidiano, come tutti. Ma gestibile.
Quelle sfighe su cui poi ci ridi su. Ma accettabili.
Che poi ogni tanto ti apre gli occhi, Lei. E ti fa vedere quelli che sono i problemi reali. Quelli che ti fanno sentire stupida ed egoista.
Del genere: "Sai, c'è chi sta peggio. Sono quelli i veri problemi!"
Come se io non fossi una persona di anima e sentimenti. E pensando di essere solo fumo e cenere mi sono annullata.
No sentimenti.
No pathos.
Non verso di me.
Così sai, non soffri. Non stai male.
Corri corri corri.
Se l'ossigeno serve alle gambe e al cuore, non arriva al cervello per pensare. E quindi corri.
Dopo un po' di sofferenza, la strategia di sopportazione è stata questa.
E sai la verità?
La sofferenza è triplicata.
Vita vita. Ma che consigli mi dai?
E se cadi nel burrone nero e senti che manca la terra sotto i piedi perché del burrone la fine non la si vede e provi ad alzare la mano per chiedere aiuto, la mano non si alza neanche più perché non sai neanche più come si fa.
E boh, quella piccolissima fiammella che è rimasta dentro, quella della Vita vera e non di quella stronza che ti ha dato consigli di merda, inizia a riaccendersi un po' di più e se vuoi uscire dal burrone devi farcela da sola.
Ma non devi farcela ad uscire e basta. È importante che alzi quella maledetta mano.
Su e giù. Su e giù. Giù e su.
Non credo si sia alzata. Ma pare che sia riuscita ad uscire. E vabbè. Ci riproverai. E vabbè. Ce la farai.
E ci metti un paio di pezze e non ci pensi, perché se pensi ricadi. E se ricadi di nuovo siamo punto e accappo. E quindi? Ehh.. non devi solo pensare. Agisci e parla, che da soli non ce la si fa.
E poi cosa vinci se ce la fai da solo?
La soddisfazione di avercela fatta..che accresce il tuo ego e la stima di te..per te?
"E allora, stupida, hai visto che non serve a niente?"
Bene. Quale sarebbe la nuova strategia del volume 2 del libro del fallimento? L'accettazione.
Ok. Riproviamo a vivere, a sentire, a condividere.
Mamma mia. Ma quanto è difficile? Sempre a discutere, ad interagire.
A sorridere e fingere.
No. No. No.
Non ce la faccio. È stancante.
Però ora invece di correre, ballo. Ballo 'che con i movimenti, i pensieri vanno via. Ma in maniera gentile.
E poi ~boooom~ ferita. Lungo la strada. Lungo la schiena.
La tristezza. Di nuovo tu. Che palle. Senza aver fatto nulla.
Mi hanno bruciata di nuovo. Senza saperlo. Senza aver potuto discutere, parlare, confrontarsi. Sei lì, che ti chiedi cos'hai fatto per meritarti di non essere considerata adeguata.
Adatta.
Voluta.
Protetta.
Veramente. Pensaci. Non hai fatto nulla. E non è colpa tua. Non è colpa tua se il tuo sangue vale meno del loro, se il tuo sangue sembra che non sia del loro stesso colore. Se la tua sofferenza sembra essere stata meno importante della loro.
Quella ferita che avevi rattoppato con l'indifferenza, si è strappata e riaperta (ma l'avevi cucita per bene?).
Ora però lo sai che ci vorrà un bel po' di nuovo per rimarginarsi se usi metodi convenzionali. Quelli che ti fanno provare tutte le tue emozioni e non che ti annullano.
Quali sarebbero 'sti metodi convenzionali?
La lacrimuccia, un'ululata al cielo, il tempo.
Il tempo.
Però ti prego usali. Mi dice la Vita.
Non ributtarti giù.
Non isolarti.
Non negare a te stessa dei sorrisi, delle voglie, delle gioie.
Come si dice? Fottitene un po'.
E lo so che per le persone come te è difficile. Ma provaci. Soffrire per soffrire, tanto vale che soffri ascoltando Lei questa volta.
Magari va meglio, passa in fretta e non ti distrugge.