Contenuti per adulti
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Il vento, i bordi della ringhiera. Nient'altro.
Eludo il mio corpo: sono il vento, adesso, che sfiora i capelli scompigliandoli.
Accovacciata a terra, sento il freddo del marmo, l'odore raffermo di un'estate appesa ad un filo che conosce notti troppo brevi e pomeriggi trascurati.
Attorno un tempo che non chiede nulla, se non di affrettare il passo quando viene sera.
Io rimango attorno, non nella visceralità della carne ma nella noia di un soffitto troppo scuro, nei segni sulle pareti.
Vene secche nell'intonaco, dettagli ignorati: è lì che mi fingo d'essere viva.
Dentro tutto tace, l'illusione del bisogno di non voler dire. Non ci sono epiloghi, solo frammenti che mi accolgono nel loro vuoto discreto.
[...]
E allora attendo, che il cielo si faccia più piccolo, una coperta cenciosa e troppo corta (bisogno claustrofobico di spazi angusti) fino a che l'aria si ritiri.
Sadismo nel restringersi nelle cose come se il margine fosse abitabile e non trascurabile.
Rinnego, ora, di essere vento, l'apertura, i prati ampi: lasciatemi quattro pareti di cielo che mi facciano da scudo.
Mi basta stare nell'odore stantio delle stagioni, per non sentire freddo, essere oggetto immobile.
Mi creperò in questa immobilità familiare, nell'inutilità del gesto.