Contenuti per adulti
Questo testo contiene in toto o in parte contenuti per adulti ed è pertanto è riservato a lettori che accettano di leggerli.
Lo staff declina ogni responsabilità nei confronti di coloro che si potrebbero sentire offesi o la cui sensibilità potrebbe essere urtata.
Eccomi di nuovo,
alla fine si trova sempre un punto in cui ci si affronta,
chissà se è mia la colpa, chissà se è una colpa, chissà se vedi e giudichi.
Nell’abisso malato mi son cavato gl’occhi per aver solo un motivo di guardare il buio, saggiamente sono cieco,
ma non so se la via è il perdono o l’abisso,
la luce o la tenebra,
la costante idea d’esser una creatura piena di vita e amore,
c’ascolta, non sente, osserva, non guarda, nutre,
non abbandona oppure è una bestia che ha sete,
non coglie, pecca, non aspetta, si chiude, non s’apre.
O tu che se mi vedi puoi condannar,
vita e uomo mi ha fatto così,
l’incarnazione del male non traspare,
non fa male,
ma lo pensa e gode con esso.
Sai che dal suono più incantevole e puro son innamorato perdutamente da un ventennio, che non sfiorar manco con l’unghia,
non stretto al colpevole digrigno il coltello.
Tu che vegli, vedi e spruzzi peccato,
non perder del tempo di dietro al passato,
tu che la lama mi stringi sul capo,
capo del cielo del mal incarnato.
Vado e rinnego anzi annego nel mondo, m’immergo, non penso, sollazzo un secondo, sparisco, ma torno, sorpreso sicuro,
di schizzar altra calce sullo stesso muro.