Contenuti per adulti
		  	Questo testo contiene in toto o in parte contenuti per adulti ed è pertanto è riservato a lettori che accettano di leggerli. 
		  	Lo staff declina ogni responsabilità nei confronti di coloro che si potrebbero sentire offesi o la cui sensibilità potrebbe essere urtata.
		  
Lo aveva fatto ancora e lo avrebbe fatto altre volte; era l'unico modo per contrastare il vuoto che avvertiva dentro di sé. L'aveva gettata a terra e alla difficoltà di vivere insieme - lei che procurava il necessario lavorando e lui che evitava di prendere sul serio la vita – aveva risposto con la violenza, l'unica soluzione su cui da sempre sapeva di poter contare.
Una volta a terra l'aveva presa per i capelli e aveva tirato con tutta la forza, senza pensare al male che faceva; poi calci, fino a quando lei si era raccolta su sé stessa in posizione fetale, inutile tentativo per proteggersi dalle percosse.
Si era sentita dire tante volte di stare attenta, di non sorvolare nemmeno su un piccolo tentativo di violenza, sintomo della volontà di andare tragicamente oltre. Ma lei non aveva ascoltato nessuno e lo aveva accettato con tutti i suoi difetti, pur di non rimanere da sola. In quanto a lui, il suo unico interesse era bere, fino a distruggersi.
Spesso dopo le sue terribili scenate, lasciava la moglie in casa ad annegare in un mare di disperazione. Era il suo modo di contrastare il dolore: provocarlo agli altri senza pietà. Se ne andò di casa anche quella sera, con la sua vecchia Fiat Uno bianca – una sorta oramai di pezzo da museo dell'automobile di Torino – deciso ad uscire dal centro del paese, in cerca di un luogo solitario in aperta campagna.
La fontana posta in un piccolo parcheggio tra i campi arati richiamò la sua attenzione, fino a farlo fermare.
“Se bevo un bel po' d'acqua riuscirò a schiarirmi le idee, poi tornerò da lei per farmi perdonare” sosteneva a voce alta davanti al getto fresco e rigenerante, mentre ad un tratto vide un uomo farsi strada nell'oscurità. Qualcuno lo stava spiando e adesso si era incamminato verso di lui con passo agile e deciso e in modo assai minaccioso.
Saltò dentro la sua auto; avrebbe voluto tirare su il vetro e far scattare la sicura, ma ambedue erano rotti; per di più anche l'alternatore girava lentamente e il motore non si accendeva. Dal vetro retrovisore la vittima vedeva il suo carnefice avvicinarsi inesorabilmente: il suo corpo prendeva una forma più definita illuminato dal lampione della fontana, ma era ancora impossibile riconoscerlo. Una scintilla lasciava intuire che avesse un coltello.
Finalmente il motore si accese; lui ingranò furioso di terrore la marcia e partì di scatto, urtando violentemente la fiancata nello spigolo della costruzione di mattoni rossi. Corse a più non posso fino a quando arrivò alla strada principale del paese, dove dovette fermarsi all'inizio della Zona a traffico limitato. Sceso di macchina, si rese conto che il centro era quasi completamente deserto, l'unico luogo a dare segni di vita era il pub.
“Probabilmente stare sobrio mi dà le traveggole, dovrei forse riprendere a bere?” tornò a parlare ad alta volte con sé stesso incamminandosi verso il locale notturno, quando a circa cinquanta metri di distanza, proprio all'inizio della strada, vide con sua grande sorpresa di nuovo quell'ombra minacciosa che ancora camminava inesorabilmente verso di lui. Di scatto mise le ali ai piedi, distaccando il suo inseguitore fino a vederlo perdersi nel buio totale.
Come sempre faceva quando vedeva i suoi rari buoni propositi fallire miseramente, il nostro si attaccò al boccale della birra. E dopo il primo ne arrivarono altri cinque di colore ambrato a otto gradi e mezzo. Alla fine si decise a ritornare a casa, anche se le sue condizioni erano davvero pietose.
La sua auto gli era stata fedele, scassata e davvero facile da rubare, lo attendeva come una sentinella nel posto macchina dove l'aveva lasciata. Ma l'incubo non era ancora finito. Prima che potesse salire sul mezzo, l'ombra minacciosa riapparve davanti a lui: adesso si distingueva chiaramente che impugnava un coltello. Di scatto si voltò per fuggire ancora, ma l'altro cambiò posizione e tornò di nuovo davanti a lui. E poi scomparve per riapparire prima alla sua destra e infine alla sua sinistra.
L'uomo accerchiato non poté che lanciare un urlo agghiacciante, unico sfogo per contrastare lo stress della consapevolezza di essere in trappola.
Una voce che sembrava provenire da una profondità lontana lo richiamò alla ragione: “Smettila di gridare come una donna, almeno stavolta cerca di essere uomo.”
L'ombra era alla sua destra quasi a contatto con il braccio, una luce iniziò a farsi strada nell'oscurità: la vittima si rese conto che l'immagine dell'inseguitore era identica alla sua.
“Chi sei o cosa sei?” chiese.
“Vengo da una realtà parallela e sono il tuo equivalente.”
“Significa che saresti uguale a me?”
“Lo puoi vedere tu stesso. Le realtà sono molte, forse infinite, tutti hanno altre versioni di sé stessi, diversificate per intelligenza e sentimento.”
“Allora quale sarebbe la differenza tra noi due?”
“È semplice: io sono la versione con una coscienza stabile e sensibile, in te invece si è sopita ogni tendenza al bene. Ecco perché non hai pietà verso chi ti ama.”
“Intendi mia moglie?”
“E chi sennò. Ma adesso l'orrore della tua esistenza deve finire.”
Il nostro avrebbe voluto tornare a fuggire ma adesso le sue gambe sembravano paralizzate, come inchiodate al terreno. Il terrore lo invase vedendosi arrivare di fronte il suo assassino, che spinse con forza la lama nel suo petto, fino al cuore lacerandolo.
Il forte dolore della ferita gli tolse il respiro, ma mentre ormai la luce nei suoi occhi si stava quasi spegnendo e sentiva che le forze lo abbandonavano, un calore fortissimo lo richiamò alla vita. La vista tornò e vide il corpo del suo doppio avvolto da una nuova luce.
Furono lunghi attimi. Le immagini dei due uomini si avvicinarono e si fusero tra loro, fino a quando rimase una sola massa di materia e la luminosità repentinamente si esaurì. Era stato lui a prevalere. Entusiasta di essersi salvato, salì provato dalla stanchezza sulla sua Fiat Uno pienamente convinto, che in futuro non sarebbe stato certo un uomo più buono.
Giampaolo Giampaoli