La costellazione della Vita e della Morte

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Testo: La costellazione della Vita e della Morte
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Nessuno immaginava che quel giovane di nome Lucius, dalla corporatura esile, la voce appena mormorata, il volto scarno e gli occhi grigi, a volte madreperlacei, a volte di pietra, sarebbe divenuto, con gli anni, l’astrologo personale di Settimio Severo.

 

Roma, anno 185 dopo Cristo

Il cielo sopra il Palatino era un manto di cenere. Nel cortile del tempio di Vesta, un giovane generale della legione africana, Settimio Severo, attendeva in silenzio.
Davanti a lui, piegato su una tavoletta cerata, sedeva Lucius Marcius, astrologo e filosofo di Cartagine, famoso per leggere le stelle come fossero pagine di un libro segreto.

«Dimmi, Lucius,» chiese Severo, la voce dura come il bronzo.

«Ho visto imperatori nascere e cadere. Qual è il mio destino tra loro?»
L’astrologo sollevò gli occhi grigi, freddi come ferro lucente.
«Il cielo parla, Cesare non ancora,» rispose.

Poi tracciò sulla cera una curva di stelle, una costellazione leonina attraversata da un raggio obliquo.

«Nasci sotto il Leone, ma non uno qualunque. Marte e Saturno si contendono la tua sorte. Avrai potere, gloria e sangue. Roma ti chiamerà Augusto

Severo rimase immobile, ma nei suoi occhi si accese una fiamma.

«E la mia fine?» chiese.

Lucius esitò, poi abbassò lo sguardo.

«Le stelle tacciono su ciò che non deve essere detto.»

Il futuro imperatore sorrise.

«Allora le farò parlare io.»

 

 

 

La Casa del Cielo

Passarono gli anni. Settimio Severo divenne imperatore e Roma conobbe la sua durezza e il suo genio militare.

Nel cuore del Palatino fece costruire una nuova domus, un palazzo di marmo e oro.
«Voglio che il soffitto del mio triclinium raffiguri il cielo della mia nascita,» ordinò.

«Che ogni banchetto si svolga sotto il segno del Leone che mi ha dato la vittoria.»

Lucius Marcius, ormai suo consigliere più fidato, disegnò le costellazioni con precisione divina: il Leone di Severo, Marte rosso di guerra, Saturno a guardia dell’Oriente.
Ma nel cuore della notte, mentre tracciava gli ultimi segni d’oro sul blu del soffitto, l’astrologo vide qualcosa che non avrebbe voluto e dovuto vedere: una figura spezzata, sette stelle come lance piegate intorno a un trono infranto. Era il cielo che gli parlava ancora. Ma non poteva rivelarlo all’imperatore: gli sarebbe costata la vita.

Lucius cancellò la visione e tacque. Nessuno doveva saperlo.

 

 

 

La Domanda del Potere

Anni dopo, in Britannia, l’Imperatore era invecchiato. Le guerre e le nebbie del Nord avevano scavato rughe profonde nel suo volto.
Una notte, nel suo accampamento di Eboracum, chiamò l’astrologo.

«Lucius,» disse piano, «quando ero giovane, mi dicesti che il Leone mi avrebbe dato gloria. Ma non mi dicesti mai come finirò.»

Lucius chinò il capo, esitante. «Alcuni cieli è meglio non conoscerli, Augusto.»
Severo lo fissò.

«Eppure tu li guardi tutte le notti. Parla… lo sai cosa ti attende se rifiuterai, ancora»

L’astrologo chiuse gli occhi.

«Morirai lontano da Roma, sotto un cielo straniero. Il Leone che ti proteggeva cadrà, e Saturno si poserà sul suo cuore. Il giorno in cui sette stelle appariranno a oriente, la tua vita finirà.»

L’Imperatore restò immobile. Poi rise.

«Saturno, il Leone, sette stelle… Eppure, Lucius, quelle stelle le voglio sulla volta della mia camera. Il cielo della mia nascita e della mia morte: insieme.»

La Costellazione del Destino

Quando la domus fu completata, Severo fece aprire una stanza segreta dietro la sua camera da letto: nessuno poteva entrarvi, tranne lui e Lucius.
Il soffitto era dipinto di un blu profondo. Il Leone dorato dominava il centro, ma accanto a lui, quasi invisibili, sette piccole stelle formavano un trono spezzato.

«È quello che avevi visto, vero?» chiese Severo.

Lucius tacque.

«Quando?» insistette l’Imperatore.

L’astrologo non rispose.

«Quando morirò?»

Lucius tremò.

«Quando le sette stelle si alzeranno a oriente. Quando Saturno avrà compiuto il suo giro. Quando Roma non saprà più distinguere il giorno dalla notte.»

Severo lo guardò a lungo, e negli occhi aveva un’ombra che non era collera, ma terrore.

Poi fece un cenno ai pretoriani.

«Prendetelo.»

La Morte Nascosta

Lo torturarono per giorni. Il sangue dell’astrologo macchiò le pareti di marmo, ma egli resisteva in silenzio.
Solo alla fine, piegato e febbricitante, pronunciò le ultime parole:

«Il Leone cadrà quando il cielo sarà di ferro... e le acque del Nord lo guarderanno morire.»

Settimio Severo non disse nulla.

Si alzò, fissò il soffitto dove brillavano le stelle e ordinò:
«Murate quest’uomo dietro la parete. Che resti a guardare per sempre il cielo che mi ha condannato.»

I muratori chiusero l’apertura, mentre Lucius, ormai pallido, sussurrava:
«Le stelle non muoiono, Cesare. Cambiano posto.»

Poi il muro si chiuse, e il silenzio divenne eterno.

Epilogo

Pochi anni dopo, Settimio Severo morì davvero, a Eboracum, sotto un cielo coperto di ferro e pioggia.

A Roma, nessuno osò riaprire quella stanza.

Ma si dice che, nelle notti limpide, quando il vento attraversa le rovine del Palatino, chi si avvicina alle mura della domus sente un respiro dietro la pietra.
E se guarda in alto, giura di vedere sette stelle disposte come un trono spezzato e un Leone che lentamente svanisce nell’ombra di Saturno.

 

La costellazione della Vita e della Morte testo di lucafoot2024
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