Contenuti per adulti
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Una vetrata mi separa dal buio fasullo della città. Un buio importunato da piccole luci sparse e intermittenti e da un rumore ovattato di automobili che scorrono come creature effimere e surreali.
Tutto il mio immaginario è più reale di quanto lo sia questa realtà, così attenuata. Così distante nella sua fuggevolezza. Non saprò mai dove andrà quella piccola automobile, e non la rivedrò mai più.
Ci sono delle piccole crepe nel vetro. Più le guardo e più divengono ampie. Più desidero perturbare quel vetro liscio e perfetto, più lui splendidamente si incrina.
Il rumore dei motori diviene sempre più labile.
Si può fuggire.
Cercavo il buio vero, quello del bosco.
Entro nella crepa.
C'è una stanza luminosa con le tende rosa e una bambina che gioca. La me bambina che gioca.
Il mio cuore subito si commuove, in una morsa che stringe forte.
Tutto è troppo etereo per interferire, e allora vado altrove, prima che lei mi veda.
Mi volto solo un ultimo istante. Lei è felice?
Lei sa già del bosco.
Fuori dalla porta mi attende un'altra bambina, più grande. Sta suonando il pianoforte, ma smette subito, perché si è accorta di me. È pensierosa, mi pone alcune domande sui pianeti, e sullo spazio-tempo. Vorrei risponderle, ma riesco solo a guardarla.
E allora siamo avvolte dal buio del cielo stellato, dalle galassie, dai pianeti che vagano e danzano. Stiamo fluttuando, e lei è felice.
E mentre lei sogna, un buco nero mi risucchia. Divento piccola come un granello di polvere.
Sono in un teatro vuoto.
C'è una donna in un camerino, è molto bella. Lo spettacolo è finito e si sta togliendo il trucco. È come levarsi una maschera. Il trucco cola, perché lei piange. E poi sparisce dal suo viso, lasciandolo nudo.
Alla fine dello spettacolo, chi resta? Si chiede guardandosi allo specchio, avvolta nel buio di un teatro spento.
Non c'è più nessuno, più niente fa rumore.
Lei deve andare a casa.
Chi ravviva il fuoco?
Lungo una via di un borgo antico, una zingara e un giullare sono posseduti da una danza matta. Giocano col fuoco. Le fiamme danzano con loro, e loro amano le fiamme.
I loro occhi scintillano.
Moriranno?
Non lo sanno. Nel frattempo ridono.
E danzano.
Cosa c'è dentro il tamburo della zingara?
Lei lo appoggia per un istante, ed io lo guardo, e ci cado dentro.
Dentro c'è un mondo d'acqua, un'acqua luminosa, fredda, lenta. Ibernante. Sembra di essere dentro un diamante. Come faccio a scalfire un diamante?
Non riesco. Mi può uccidere?
Non voglio.
E dunque l'unico modo per trovare il mio buio è quello di chiudere gli occhi.
Li chiudo. Sento l'acqua cristallina intorno a me, sento il suo freddo. Può congelarmi l'anima?
E poi svanisce, e arriva la terra.
Il buio.
Il bosco.
Nel bosco c'è il diavolo, la strega, ci sono le creature. I mostri deformi e sgraziati.
Gli animali, la purezza. C'è il respiro. Il calore di una capanna, il gelo della perdita.
Le lucciole, le tenebre.
Il sentiero sicuro e il vagare selvaggio.
L'ordine e il caos.
La vita, la morte.
C'è una viscera, un cuore vivo e pulsante, nel sottosuolo.
Tutto può succedere nel bosco.
Ed io sono a casa.