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La vedete la scritta qui sopra sullo sfondo?
L’ho fatta io. Si, l’ho fatta io. A Roma. Non oggi, e né tantomeno ieri, chiaro? Puah …Tanti anni fa, quando abitavo al Tufello e avevo una ventina d’anni. Sbronzo come sempre. Io l’ho fatta soltanto, e la porto nel cuore. Ma non è roba mia, perché ‘sta cosa l’ha pensata Geppo, un ragazzo della curva Sud. Un ultras. E se allo stadio senti ancora “… canteremo fino alla morte innalzando i nostri color …” sulle note della marsigliese, beh, sappi mio caro imbecille che quel coro l’ha fatto lui per primo, Geppo, un mito … Scrisse una lettera ad un giornale sportivo nei primi anni ’80, che finiva proprio con la frase che leggete sullo sfondo, e da quelle sporche pagine gli risposero pure. Anzi, si scambiarono varie lettere con la redazione - faceva audience all’epoca la violenza negli stadi, oggi un po' meno – intrise di una retorica pazzesca, squallida, banale, infantile, puah … Fate i buoni se potete, gioventù da recuperare, i buoni che tifano e i cattivi drogati che sporcano tutto, puah … Il direttore ci fece carriera con quelle lettere, vinse un premio – tutto sorridente e beato in giacca e cravatta - e si prese un bacetto sulla guancia da quella gran topolona di Grace Kelly ad una cena di gala. Geppo al contrario del direttore - barba curata e lingua forbita nei talk show per tante decadi - non vinse proprio nulla, continuò a farsi le pere tra Viale Etiopia e la Flaminia, fino a che potette. Già. Niente più lettere e retorica a profusione. Niente. L’AIDS lo fermò, termine della corsa e tanti saluti a tutti. Rimangono ancora le sue immagini in rete, tra cui quella famosa in cui abbraccia Nils Liedholm - l’allenatore della Roma - il giorno dello scudetto giallorosso a Genova nell’83, e poi quella in cui sta in piedi sul muretto della sud col megafono sguardo attento e salopette da borgataro, a testimonianza di un mondo del tifo che non c’è più, inabissato, scomparso, ma le cui radici hanno proliferato fino ad oggi. Le radici …. Ah ….
Puah …
Non è però di Geppo che volevo parlarvi, e pace all’anima sua ovviamente, nell’olimpo degli ultras insieme al Pompa di Firenze, a Joe di Torino, lo Zio e Cipolla di Genova, e a chi ha fatto la storia e la leggenda di questo mondo . Affatto. Io voglio parlare un po' con voi, pubblico del piffero che se ne sta seduto davanti alla TV a disquisire di tattiche mercato ammonizioni e rigori dati alla Juve. Pubblico che compra la Gazzetta o che commenta sui social il VAR o la Champions del Milan. Pubblico che sbraita contro di noi, i cattivi, in continuazione. Senza averci capito nulla. Ma proprio nulla. Zero.
E sapete perché? Perché siete marci voi per primi. Si, proprio voi che vi credete immacolati.
Ne ho viste tante di partite, beninteso… di spalle, sulla balconata, a sventolare bandiere o a far cantare la curva. E di marcio vedo solo e soltanto voi e di come ci dipingete.
No, e non sto neanche parlando di grandi platee, perché per quanto mi riguarda ormai bazzico solo spalti scassati, dove il pubblico si mischia alla meglio che si può, e dove c’è un bar che vende birra di terza categoria sporca e calda, puah … Ma tant’è, è lì che sento forte ancora lo spirito del mio mondo.
Eccomi. Siamo qui … ora puoi guardare da vicino.
Io penso troppo. Forse …E voi siete marci peggio di noi.
Penso sempre che mai nessuno si è scomodato di venire a vedere da vicino senza fare il professore ciò che siamo … puah … Sapete perché? Ve lo dico io … Perché avreste visto la bella e bestiale società - in piccolo - che avete creato proprio voi in poltrona che sorseggiate comodamente acqua minerale e guardate per la centesima volta il rigore o la parata del portiere, anzi, peggio, qui da noi ci sono più virtù che vizi, statene certi … Oddio, vi meravigliate che in curva ci sia gente sballata, tossici, gente poco raccomandabile, gente balorda e folle? Oddio … che schifo!
Forse dovreste guardare meglio i vostri figli, perché anche se in curva non li vedo, so dove stanno, puah, i vostri pargoli … a fare schifo peggio, a infarinarsi di brutto, a correre sulle strade come ectoplasmi, a molestare sui social o a mostrare l’ultimo acquisto fatto coi vostri risparmi, con il cellulare a riprendere tutto, anche quando vanno in bagno a fare i bisognini … Eh, pensate che non ci sia violenza e lerciume da voi? Che la cosa non vi riguardi? Ahahah, illusi ! Illusi ! Illusi ! I vostri figli, mentre guardate con aria schifata un treno che ci trasporta chissà dove, o di uno di noi caduto in un fossato e nessuno sa perché, o di uno di noi sparato in un autogrill perché qualcuno ha esagerato con la pistola, così, per gioco, o mentre ci guardate da lontano fare migliaia di chilometri per essere presi a botte da tutti e tutto, ecco, proprio in quel momento di finto dispiacere cordoglio e facile disgusto, sapete cosa stanno facendo i vostri figli o figlie? Basta aprire la cronaca e leggere per saperlo, non devi mica andare tanto lontano mio caro amante del calcio su sky o DAZN, è sufficiente leggere di ville e festini, droghe sintetiche e morti sulla strada, di sparatorie, di violenza sulle donne e neonati scaraventati nei cassonetti, di politici che pippano e imprese che falliscono e laureati che fuggono da questo ammasso maleodorante di rovine – sto dicendo cose che non sapevi forse? Hai visto che ora c’intendiamo eh?
Ecco, questa è la spiegazione del perché penso troppo …. Perché io invece la faccia oscura del calcio la vedo ogni domenica da decenni. Ed è meglio della vostra, di faccia. Statene certi.
Ragazzi spesso senza scolarità e senza speranza di lavorare ma che trovano sugli spalti ciò che questa società non sa neanche più rappresentare o immaginare, il senso della felicità, del calore, di una felicità negata, abortita, nascosta nei languori patinati di chi ha i dindin e la faccia tosta di dipingerci come bestie. Sono storie di case famiglia dove si fugge per venire a prender le botte di sabato sera a Castellammare di Stabia, o farsi cinque ore di treno per andare a Nocera Inferiore dopo che la notte sei stato vicino a tuo padre con una grave malattia senza chiudere occhio, oppure preparare gli striscioni in un qualche garage di periferia rinunciando alla pizza del sabato, perché altri soldi non ce ne sono … Romantica questa cosa, non trovi? Eh? I vostri figli farebbero spallucce, tra un apericena e una macchina fiammeggiante …
Certo, non siamo santi, né eroi, ma nemmeno personaggi da operetta. Questo è ovvio e risaputo. C’è letame anche tra di noi. Si. Tanfo. Ma voi, forse avete l’odore della lavanda? No, voi puzzate pure peggio compà. Una società basata sull’immagine, sui soldi, sulla ricchezza, sullo sfoggio da social, che ha fatto della finta bellezza e della fama i suoi pilastri maestri, ecco, questa bella società, può mai fare i conti con se stessa serenamente? Certo che no … E allora? E allora perché scandalizzarsi se ancora qualcuno macina chilometri (“maciniamo chilometri …”) e si dà per una partita, che è solo una scusa suvvia, per stare insieme, e dove valori come amicizia, lealtà, solidarietà, seppur in maniera distorta hanno ancora potere fondante, esistenziale, surrettizio, mitico … E che altro sarebbero i racconti nelle lunghe trasferte al Nord o al Sud in cui i vecchi ricordano gli anni ’80 e ’90, i treni speciali, i tifosi che ti aspettavano coi gavettoni di acqua colorata di giallo, o col pesce marcio da buttarti addosso, e poi le pietre, i casini, i ragazzi e le ragazze che non ci sono più con noi (“Tania e Alida sempre presenti …”) embè, questi non sono miti da tramandare? E i miti, si sa, miei cari, alimentano la vita, gli eroi, forse, la storia ….
I vostri invece sono fatti solo di carne putrida, infetta malata dentro le viscere, da santificare in un commento sui social o nei like a profusione, in un calciatore che divorzia, oppure nei miliardi spesi e buttati, nei vizi degli ex bellimbusti, nelle veline non più veline che passano di letto in letto, ecco di cosa puzzate miei cari benpensanti del pallone ….
Ecco, questo significa pensare troppo … Per voi invece il calcio è solo un passatempo come un altro – su cui lucrare – forse una distrazione sociale di massa e anche ben redditizia, nient’altro, un vuoto contenitore con un pallone che corre. E ancora tattica strategia colpo di tacco lancio millimetrico tempi supplementari puah …. Prendetene coscienza, se ne avete una. Fate schifo, puah …
Per noi altresì il calcio è amicizia, passione, musica, canti, gole arse, sudore e storie assurde che si incrociano negli autobus e nei piazzali militarizzati degli stadi, nelle notti perse di sonno, i soldi spesi in trasferte, amici e amiche che non torneranno da onorare ogni domenica quando si alzano le bandiere, e soprattutto uno striscione, una pezza da difendere, dei colori da sostenere, e in poche parole, che vi piaccia o no, ciò che voi non avrete mai, l’amore, le radici, un’appartenenza.
E scusate se è poco in questo mondo di rovine e imbecilli da reality.
Del calcio non ce ne frega niente, potete tenervelo. E mi raccomando, non cambiate canale.
Continueremo a pensare troppo.
Ci aspetta sempre un altro giorno di gloria.
Dedicato alla memoria di Geppo