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E io come te lo spiego?
Ti fissavo, e rimanevo in silenzio, con la bocca aperta e le lacrime che mi cadevano sulla lingua.
Abbiamo vissuto studiando lingue, ormai ne conoscevo tre, tu quasi sei, eppure non riuscivamo mai a capirci.
Cercavo di metterti a fuoco, senza riuscirci.
La cataratta mi aveva reso quasi cieco da un occhio, ormai.
Come ti faccio capire che la voce mi si ferma in gola?
Ti ho vista nascere, avevo tre anni.
Ma lo ricordo.
Mamma mi ha permesso di tenerti in braccio.
Eri piccola, disarmante - quel tipo di sensazione che causerebbe una tregua in guerra.
In quel momento l’ho pensato.
Mi avresti portato via tutto - e va bene.
Anni e anni, e ancora mi usavi per prendere i barattoli sulle mensole alte.
Ed io lo facevo, perché per me non esiste che tu debba cavartela da sola.
Ti ho vista piangere, ma piangere in silenzio.
Quando volevi sparire dal mondo e avevi paura di dirlo a papà, perché pensavi si sarebbe sentito responsabile.
E io non potevo crederci, perché ero sempre stato convinto che il mondo fosse tuo e io fossi lì per darti una mano ad arrivare a prendertelo.
Sei sempre stata tu.
Quando mamma si doveva vantare con le amiche, quando dovevano assegnare la borsa di studio all’università, quando dovevano dare la cattedra in quella scuola privata in cui sognavi di insegnare.
Quindi perché
ora
sono io che piango davanti a te?
Mi vedi in queste condizioni,
Stanco,
cieco.
Non le hai mai viste.
Non hai mai visto quanto l’ansia mi divorava lo stomaco - quante notti ho passato a non dormire.
E ora, forse, ti sembra che io sia esploso dal nulla.
Ma è normale che tu non capisca.
Tu non avresti neanche dovuto vedermi così, e io ora sono qui a pretendere la tua empatia.
Come te lo spiego che mi sento niente?
Che ho paura?
Dico sempre che vorrei essere ascoltato
Ma poi non parlo.
Dico sempre che vorrei la tua stima
Ma poi non la merito.
Gea, mi dispiace che tuo fratello sia un fallito.
Gea, vorrei solo tu mi odiassi, così potrei andarmene senza sensi di colpa.
Gea, aiutami tu, che hai il mondo in mano.
Gea, guardami ogni tanto
e dimmi che sto facendo bene
anche se non lo pensi
Dimmelo tu
quando mamma non lo fa
quando tutti credono in me
ma io non riesco a crederci
‘’Nilo’’
Ti guardai.
‘’che sta succedendo? perché stai piangendo? perché non mi rispondi?’’
Sentivo la testa scoppiare, le tue domande come proiettili in fronte.
Abbassai lo sguardo, senza riuscire a parlare.
‘’Parlami! Non posso leggerti nel pensiero!’’
Chiusi gli occhi.
Avevi ragione, come al solito.
Pensai a mille modi per dirtelo - e nessuno riusciva a uscire.
Forse, in quel momento
Sbagliasti tu
Forse, avrei avuto solo bisogno di un po’ di silenzio.
Ma in fondo,
Non te l’ho mai detto.