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C'era 'na vorta un nobile ometto
vissuto all'epoca dell'apparenza
quanno pe tutti l'umana esistenza
fondata nun era che sull'aspetto.
Nobile d'animo, s'intende. Puro.
Che solo a pensà de fa 'na stortura
sentiva sùbito 'na gran paura
der divin giudizio sur su' futuro.
Ma tal'ometto, poro disgraziato,
comunque doveva da sopravvive;
sicchè rideva sempre a pie' gengive
come fosse scemo, imbambolato.
E quanno che quarcuno je chiedeva:
"Amico, come va? E come stai??"
"Tutto bbene! Amico, bben'assai!!!!"
Sempre e solo questo risponneva.
Così, trascorsa tutta la sua vita
fingendo d'esser duro e perfetto,
morì tronfio ma privato d'affetto,
pagando 'na greve contropartita.
Finire all'inferno, tra tanti guai,
pe' nun avè veramente vissuto.
Esser deriso, poichè conosciuto
per chi stava "bbene, bbene assai".