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LAURA, NON QUELLA DEL PETRARCA
LAURA
ti ho sognata pochi minuti fa
mi ero disteso stanco sul divano
immediatamente ho preso sonno
mi sono svegliato quasi di soprassalto
mi avevi sorriso e parlato per la prima volta
dopo settantaquattro anni che ci siamo conosciuti
a Urbino per cinque anni nella Scuola d’Arte
io quindicenne e tu poco meno e bellissima.
In due collegi diversi eravamo
tu a pagamento custodito dalle suore
io in Casa di rieducazione per togliermi dalla strada
dopo la guerra sotto gli occhi vigili degli agenti di custodia
per la morte di mio padre sostentamento della famiglia
per me tempi molto duri sono stati disciplina ferrea
dovendo seguire regolamenti niente libertà
tu per il perbenismo io per non diventare
un possibile pericoloso delinquente.
Immediatamente l’amore in me scaturì
colpo di fulmine silenzioso e segreto
potevo solo guardarti non parlarti
eri una classe indietro alla mia
occasioni poche per vederci
credo che anche tu provassi ciò che io sentivo
quell’amore struggente della giovane età
ti sognavo tutte le notti abbracciandoti
al risveglio stringevo il mio cuscino.
Pianti e lacrime per l’amore impossibile
almeno non possedevo questo diritto
mi era precluso per la situazione
sofferenza sfogavo con l’arte
tristezza ogni momento mi assaliva
destino infame costretto a sopportare
l’amore ideale viverlo eppure destino era
per ripiego ho fatto sesso a più non posso
purtroppo mancavi a soddisfare la mia mente.
Ogni modella che dipingevo pensavo a te
nel segreto del mio animo ti nascondevo
la tua immagine e di mia madre tenevo
mi hanno fatto sopportare tutti gli anni
la difficile gestione di collegio duro
studiavo imparavo un mestiere
nella vita dovevano servire
conoscevo il mio destino
accettarlo era tortura.
Questa mattina presto mi hai sorriso
a dir la verità
era tempo che non ti pensavo più
non per eliminarti
le faccende della vita impegnano
portano a dimenticare
rassegnazione non è delusione
ho voluto distruggere
ma tutto inutile ho solo sofferto.
La vita di un artista è sofferenza
sono andato anche in Africa per vivere
lontano da te sapendoti sposata
non di più ho potuto avere tue notizie
la sfortuna ci tiene a separarci
ora come ora vivo con l’amaro in bocca
le nostre età migliori son passate
se per fortuna ci potessimo incontrare
solo da buoni amici si tratterebbe.
La tua dolce immagine con le trecce nere
ogni volta che studiavo il Petrarca
era per me grande sofferenza
tu ricordi certamente
il bacio che ti avrei dato
in cima al torricino del Ducale
per esprimere quanto ti avrei amato
ma passai veloce accanto a te perdendomi
senza poter dirti niente di quanto volessi amarti.
Alle nove e quaranta mi sei venuta in sogno
non avevi più le trecce che ti distinguevano
né la carnagione ambrata per conoscerti
ma eri proprio tu dopo una vita passata
d’amore impossibile e sacrificato
non è chiaro il sogno dell’ultimo momento
di un attimo forse dichiarando che m’amavi
non s’è concluso mi sorridevi con buon umore
si sono accesi i ricordi e mi chiedo: qual è il perché?
Pasquale Raffaele D’Orlando
Senna Lodigiana 28/05/2025 ore 16,40