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Alzandoti, respirasti soffi di magma…
con lo sguardo al cielo,
mio dolce angelo,
privo di energie e di senno
tu mutasti.
Un sorriso tetro ti inghiottì,
mutasti in ciò che Egli più temeva.
Ma Lui non scese a curarti,
a salvarti…
fu un piano calcolato? Conosceva davvero le infauste conseguenze?
Avrebbe placato l’eterno mostro?
Questo è il mistero dell’umana esistenza.
Afferrasti la terra come per strozzarla,
come per ucciderla.
Quella terra divenne roccia
millenaria e fredda.
Non t’importò…
non toccò la tua ragione.
Con pugni ancora celesti
frantumasti il tuo sepolcro
le lagrime annegarono il falso Eden.
Le tua ali, scheletri deformi e afflitti
mangiati dalla cenere.
Quelle lagrime e quelle ali
un tempo regalate da cherubini astrali
divennero doni mal riposti
insani strumenti di morte
del nascente male, forse primordiale.
Experimenta 10/08/16