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Frustrazione
Il sole splendeva come un doblone umido del sudore grasso di una qualche dea procace, offendendo le figurine magre di Lautrec e della vecchiaccia spalmate sull'orizzonte dorato. Imperversava un caldo tale da spaccare in due ogni volontà, se non fosse per quella di andarsene avanti, indietro, in tondo. Non aveva importanza. Avviciniamoci, osserviamo pure la pennellata grigia d'asfalto che cerca invano di spezzare un po' la monotonia delle dune rossicce, inebriamoci del rombo gorgogliante dell'Harley che sfrecciando su di essa sbocconcella sbuffando miglia e miglia di noia ardente. Perché mai ci interessa? Cosa ci faccio io qui, ad immolare un neurone dopo l'altro sotto a questo bollore impietoso? Vorrei avere qualche risposta che Lautrec e la vecchiaccia non hanno, il punto è che il buon Lautrec sa (o pensa) di sapere bene o male tutto quanto quel che c'è da sapere (ovvero niente di niente) e la vecchiaccia pensa (o sa) di essere troppo immatura per porsi questo genere di domande, e viaggia ed esplora e migra cercando un perché al perché migra ed esplora e viaggia. Che strana coppia, che enigma barbino, quei due! Che bozzetti pieni di grazia, di potenzialità! Avrei una voglia matta di vederli farsi la guerra, architettarsi una pace sommaria, convivere, sopravvivere, seppellirsi, amarsi, piangersi. Ma per ore non succede niente di tutto questo, il caldo diluisce e soffoca e scioglie tutte quante le infinite possibilità.
Chissà, magari Lautrec prima era una star del circo. Un mangiafuoco, un ingurgita- lame, o meglio ancora un divora-spade infuocate! Durante un numero clamoroso si era ustionato tutto quanto il viso tra le urla d'orrore di centinaia di famigliole paganti. Immagina. La trapezista accorre velocissima armata di un tappeto di lana per tentare di soffocare le fiamme, in uno slancio cinematografico ; se lo sentiva da mesi che quel pazzo prima o poi si sarebbe fatto male sul serio. Lautrec, indomito bastardo! Ti sei spinto troppo oltre stavolta. Il domatore di leoni guarda la scena fingendosi sconvolto; in realtà intimamente gongola perché il suo principale rivale in amore arde non più di desiderio per la bella donna cannone ma di fuoco vivo, e presto sarà stecchito o mutilato. Il capocomico osserva ammutolito la tragedia e prende appunti per il suo sonetto. L'insopportabile megera che legge i tarocchi sostiene stizzita di averlo previsto, e strilla di mille minacce e sciagure venture.
Lautrec, povero diavolo, avesti salva la vita ma non la faccia, e da allora vaghi come uno spettro mascherato dal casco integrale, nero fantasma pieno di vergogna, Lautrec che coi tuoi ultimi cinquanta verdoni tenti di pagarti la benzina e cavalchi verso un qualche oblio, lontano dalla gente. Lautrec che tolleri solo la tua vecchiaccia piena di rughe, muta, perché non giudica e non compatisce, perché ti ricorda che tutto avvizzisce e che non c'è vittoria nell'essere vivi in equilibrio sulla faccia del mondo.
Si, dev'essere andata proprio così. Lo credo, lo spero. Che storia avvincente, è persino durata meno di quanto mi aspettassi, non ho nemmeno avuto un istante libero per annoiarmi. Grazie Lautrec, grazie vecchiaccia, buonanotte.
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