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Si spengono le luci.
Fuori, il cielo piange buio.
Un lampo sfonda la notte
e tocca il cuore dell’aereo.
Un sussulto,
una fiammata —
qualcuno grida,
qualcuno prega.
Io no.
Io respiro.
Accanto a me, il panico batte
come un tamburo d’acqua e vertigine.
Ma io resto.
Fissa. Sveglia.
Guardo il lampo
come se mi chiamasse.
Come se sapesse
che io l’avrei seguito.
E forse l’ho fatto.
Un attimo
e tutto si richiude.
La pista si fa solida,
le voci si accendono,
l’Italia è ancora lì.
Ma qualcosa è rimasto in volo,
sottopelle,
dietro le ciglia.
Forse sono tornata
in un mondo gemello
con i colori appena spostati,
come un sogno ricordato male.
E da allora
cammino più leggera,
con la certezza sottile
di essere già andata
e già tornata
da un luogo
senza nome
che esiste ancora
dentro il lampo.