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agisci, ma senza concederne la visione,
hai spento il mio ormai andato stupore,
oscuri la mia visione, diventi il mio guidatore, senza neanche concedermi di saper la direzione.
radicata sei le mie radici, nulla in confronto alle cicatrici,
quelli miei, sono gli attimi con benefici, quelli tuoi, invece, fanno la strada per le radici.
di fatto ci sei sempre, agisci sul presente, controlli la mia mente, ecco, spiegato il sentimento del perdente
udisco la presenza,
eterna bivalenza,
questa fottuta esistenza,
sembra che porti alla demenza
l’inevitabile conscio che puo anche dormire
l’attimo in cui l’eroe smette di colpire,
il sibilo del vento che ti tocca per poi svanire