Domeniche dicembrine.

brillano le vetrine sulle strade,
in fredde domeniche dicembrine.
la gente, qual mare d’urbe ondato,
fluisce tra corsi e piazze del paese.

sotto gli umidi portici scivola,
scolorito qualche raggio di sole,
smarrito tra cromie di luminarie,
che punteggiano le arcate volte.

dai mercatini s’alza, lieve un effluvio,
profumi d'ambra, zucchero e cannella,
sul loro orizzonte, così mi appaiono,
qual isole percosse da tormenta.

tra i portoni aperti delle chiese,
che invitano ad entrare i fedeli,
tra deboli lumi e opali marmi,
s’alzan al cielo qual canto, i mormorii.

più algida par l’uzza in periferia,
con ombre scure su dirute mura,
unte d’umori le desolate vie,
tra usci chiusi e pochi scuri aperti.

il crepitar d’un falò oltre la via,
tra fogliame rado dal gelo adusto,
accoglie il bivaccar d’una famiglia,
attendon forse anch’essi il Natale.