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PROSPETTIVE DI SENSO
Seduto sui due gradini ai piedi dell’usciolo, posto di fronte alla sua bottega, Ignazio guarda distrattamente il traffico delle macchine dirette ai paesi della costa e l’andirivieni delle persone lungo i marciapiedi. Non si preoccupa della canottiera bianca che copre larga la sua mole, nutrita per anni da melanzane ripiene e dalla pasta alla palermitana, né delle calze infilate dentro i mocassini slacciati.
Non gli importa il parere della gente conforme alle mode. Lui ha in testa il senso e lo scopo della vita. Che ricava dalla lettura del Vecchio e del Nuovo Testamento. E vuole darne testimonianza perché ci sono troppi indifferenti in giro.
Già ha apposto all’ingresso della bottega la scritta “Io come luce sono venuto al mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre”, suscitando una certa meraviglia nei conoscenti e nella clientela. Lui non se ne cura: se condividono come la pensa e quel che dice, bene, sennò prosegue ugualmente per la sua strada.
Quando avvolge nei doppi strati di carta camoscina i piatti venduti ai clienti, non perde l’occasione per fare citazioni relative alla storia dei popoli, e mostrare una Bibbia illustrata da cui si fregia di trarre i soggetti per certi decori.
Ultimamente, ha preso a dare rilievo alla cultura ebraica. Su una mensola, alle spalle del banco-cassa, campeggia La Menorah accanto alle pubblicazioni dei reduci, - Primo Levi, Elie Wiesel, Goti Bauer-, e in una delle vetrine è stata appesa la stella a sei punte.
Se il senso della vita lo si ricava dal Vangelo e il messaggio fondante è l’amore verso il prossimo, questo amore deve essere indirizzato soprattutto verso gli afflitti, i perseguitati. E chi merita più attenzione del popolo ebraico, il più perseguitato nel corso dei secoli?
Nella mente di Ignazio si è strutturato qualcosa che lo spinge a considerare quella storia di persecuzione. I riti lo affascinano e studia la Torah. Al sabato, qualche volta, soprattutto in inverno, accende due candele nel retrobottega e su un bicchiere di vino recita il Kiddush mattino e sera.
La moglie ignora tutto. Si limita a tirare la tenda se entrano i clienti. Quando il marito pone termine al rito e si reintroduce nei locali del negozio, mostra un’espressione impassibile.
Lui sente la potenza dell' evocazione. Rivede la sinagoga di Firenze visitata anni addietro, pensa alle vittime della Shoà, denunciate dalle spie, come Gilda Cohen.
Stamattina, seduto sul marmo dei gradini dirimpetto alla bottega, Ignazio gode della ventilazione fresca che viene dalla marina.
Ieri sera la fiala di beta bloccanti l’ha ispirato. È ritornato in negozio per fotocopiare otto volte il frontespizio della copertina di “Se questo è un uomo,” nell’ edizione originale dell’Einaudi. e ricoprire un vecchio pannello appeso ai muri della bottega.
Se Andy Warhol con la ripetizione stessa dell’immagine riusciva a svuotare di significato le immagini che rappresentava, lui vuol fare il contrario: desidera che la ripetizione ossessiva dell’immagine ne potenzi il significato. Non si tratta di svilire il marchio della Coca Cola o di qualche altro prodotto commerciale, ma di lanciare, con un gesto personale, un messaggio al mondo.
La gente, anche stamattina, percorre avanti e indietro i marciapiedi e il traffico diretto ai paesi della costa è sostenuto
Ignazio, dentro la canottiera slabbrata, guarda distratto il formicare: spera soltanto che qualcuno, entrando nella sua bottega, noti il pannello con le foto ripetute e gli chieda il perché.