FLASH, Katmandu il grande viaggio

scritto da Nigel Mansell
Scritto 14 anni fa • Pubblicato 14 anni fa • Revisionato 14 anni fa
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Autore del testo Nigel Mansell

Testo: FLASH, Katmandu il grande viaggio
di Nigel Mansell

FLASH, Katmandu il grande viaggio di Charles Duchaussois
(Flash ou le grand voyage)

Flash, in inglese, vuol dire: lampo. Per un drogato, vuol dire: spasimo.
Queste sono le prime parole con cui Charles Duchaussois esordisce nella veramente incredibile e sorprendente cronaca del suo viaggio sino a Katmandu. L'avventura si dipana parallela su due livelli di viaggio: uno da Parigi sino al cuore dell'oriente e l'altro dalla iniziale curiosità sino all'estrema e quasi fatale dipendenza dalle droghe. Ed è forse per via delle massiccia assunzione di stupefacenti, che certi avvenimenti appaiono così inaspettati e appunto incredibili, tanto da far dubitare sulla reale lucidità dell'autore nel ricordare.
Charles perde un occhio da bambino a causa dei bombardamenti da cui si stava mettendo in salvo con i nonni: questo lo segnerà per tutta la vita, si sentirà sempre diverso dagli altri e come tale si comporterà. Nonostante il suo viaggio al limite delle sopravvivenza umana che si conclude nel 1970, quella che Charles racconta è una vita avventurosa, ricca di incontri che gli permette di visitare terre delle quali ai tempi si sapeva poco o nulla, e forse era meglio così, perché come constaterà il lettore si avevano molti meno pregiudizi. La vita di Duchaussois si concluderà nel 1991 a causa di un male incurabile, che dopo averlo colpito ai polmoni, si diffonderà in tutto il corpo. Duchaussois muore solo, soltanto il primario dell'ospedale lo riconoscerà e gli darà degna sepoltura. Non ci sarà nessuno al suo capezzale; non ci saranno le tre mogli, né il figlio; nemmeno tutti i compagni di avventure che ha disseminato per il mondo. Nonostante la disintossicazione, Duchaussois si dibatterà sempre tra facili entusiasmi, amici fraterni ed amanti calorose; sarà disponibile ad ogni avventura e viaggio; ma ci saranno purtroppo anche cocenti delusioni, donne che lo abbandoneranno ed amici che lo dimenticheranno; non sarà immune ai baratri della depressione e della paranoia che inevitabilmente gli sbarreranno il cammino e di cui si tratta anche ampiamente nel libro; subirà pure l'incarcerazione per via dell'omicidio del fratello della sua ultima moglie. Sono andato a cercare le sue poche immagini disponibili sulla rete: era un omone imponente e barbuto, un avventuriero, quasi un personaggio alla Hemingway.
La premessa era d'obbligo per inquadrare il personaggio, che intorno ai trentanni, da Parigi, e conseguentemente alla discesa progressiva nella droga, dalle più leggere sino a quelle da iniettarsi per vena, con ogni mezzo passando prima per il Libano, la Turchia, poi per buona parte del medio oriente, arriverà sino in Afghanistan, al Pakistan e all'India sino al Nepal. Ed è veramente inconcepibile per noi quel mondo degli anni sessanta a cavallo dei settanta, è così lontano dalla percezione del mondo che ci circonda che abbiamo ora. Non dimenticheremo gli orrori dell'India e i cani randagi di Katmandu, ma anche la bellezza dei luoghi che gli si manifestano meravigliosi ed inaspettati nel suo peregrinare. Il suo viaggio lo porterà infine a diventare un drogato all'ultimo stadio, per l'esattezza, con il gergo degli adepti dell'epoca, un junkie; e queste sono parole sue: per diventare un dio o uno straccio, a scelta.
“FLASH, Katmandu il grande viaggio” così ricco di avvenimenti e particolari, è stato dai più etichettato, per difetto e in modo del tutto semplicistico, come la cronaca della redenzione dalla dipendenza dalla droga di Duchaussois: ma è un grande errore, che riduce e rischia di penalizzare la notevole e poco conosciuta opera.
Charles è uno dei tanti ragazzi del mondo occidentale dell'epoca, che in nome della libertà finalmente ottenuta, successivamente alle contestazioni del sessantotto, si muovono liberamente per il mondo intero; perlopiù sono i celeberrimi Hippies, anche se Duchaussois cercherà sempre di tenere un certo distacco da loro, per lui sono troppo individuabili e soprattutto quell'area di ammirazione che li accompagnava ovunque, è già prossima al tramonto. L'autore è così preciso e veritiero nel racconto del suo viaggio che come diceva qualcuno, quando si termina la lettura del libro è come se ci sentisse più soli: Charles e il suo viaggio ci rimarranno dentro. Ci sono le indicazioni meticolose dei mezzi e delle strade dell'epoca, dei locali e dei prezzi; nonché, riguardo la droga, una scientifica e attenta catalogazione di tutte quelle disponibili all'epoca, le tecniche per assumerla, le sue quotazioni sul mercato e i suoi effetti fisici e psichici che sperimenta in prima persona. Ma non troverete compiacimento nel racconto, Charles è spietato nel narrare dell'abbrutimento a cui lo porta la dipendenza e non si risparmia nel trattare le bassezze a cui arriverà quando è sotto l'effetto degli stupefacenti e ciò che farà per procurarseli. E' un'esistenza disordinata quella che conduce, con scelte e decisioni umorali, con amici che in realtà non si riveleranno tali, ma che lo sfrutteranno sino all'ultimo, con sistemazioni e condizioni, specie al termine del viaggio, al limite dell'umano, salvo una sorta di finale e temporanea redenzione, quasi consolatoria, che conclude il racconto. Potrete inoltre trovarvi un'ottima guida di viaggio, con l'indicazione di paesaggi e terre che ora non ci sono più, stravolte dalla globalizzazione occidentale capitalista e consumista ma anche da quella integralista mussulmana, che seppur hanno prodotto indubbi lati positivi, quali la liberazione delle popolazioni dall'oppressione e dalla miseria, hanno comunque cancellato diversità che non vedremo mai più, oramai perse per sempre. Al di là degli indubbi aspetti negativi correlati alle difficoltà, povertà e miserie di quegli anni, noi del ventunesimo secolo, saremo portati a considerare con una certa malinconia quel favoloso mondo sul finire degli anni sessanta che non abbiamo potuto né vivere né conoscere in prima persona.
Un cenno sulla scrittura: ottima ed asciutta, precisa, puntuale ed attenta, senza inutili fronzoli o descrizioni non funzionali al racconto. Di questo non sappiamo quanto sia merito suo e quanto di Bernard Touchais che ha tradotto su carta i diciotto nastri registrati, ventisette ore di registrazione, che Charles ha inciso nell'ospedale di Fernand-Widal, dove finalmente accetta di sottoporsi alla cura di disintossicazione una volta rimpatriato.
FLASH, Katmandu il grande viaggio testo di Nigel Mansell
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