Contenuti per adulti
Questo testo contiene in toto o in parte contenuti per adulti ed è pertanto è riservato a lettori che accettano di leggerli.
Lo staff declina ogni responsabilità nei confronti di coloro che si potrebbero sentire offesi o la cui sensibilità potrebbe essere urtata.
Quel che resta di una lunga vita di lettore vorace si può riassumere nei ritratti che autori uomini lungo tutta la storia della letteratura fanno delle donne, della loro sessualità e del loro piacere. Un punto di vista, il mio, soggettivo, e perciò può apparire discutibile per chi ne ha maggior conoscenza, oppure opinioni differenti.
Molto generalizzando, le donne ne escono in tre modi: sante, puttane o morte. Da qui un lunga sequenza di derivazioni riconducibili ai generi di cui sopra. In quelle santificate è d'obbligo inserire Lucia Mondella, Beatrice, Laura e Desdemona. In quelle di facili costumi, nei posti d'onore Lesbia, Lady Chatterley, Hester Prynne, Marianna de Leyva, Lucrezia Borgia. A seguire le compiante: Silvia, Madame Bovary, Anna Karenina e Cleopatra, che trovano espiazione solo nel suicidio.
Le donne da sempre contestano queste visioni, ritenute il frutto di un paternalismo misogino che semplifica la complessità di un problema molto più articolato di quanto certi autori si arroghino il diritto di spiegare alle donne “cose da donne”. Il patriarcato ha stabilito una gerarchia del piacere in cui quello maschile è prioritario in virtù della procreazione, mentre quello femminile è considerato secondario, se non addirittura superfluo. Un esempio alla portata di tutti sono i filmati porno, nella quasi totalità hanno come fine ultimo il raggiungimento del piacere maschile.
Ricordo che negli anni sessanta si dibatteva spesso dell'incapacità delle autrici di produrre testi che parlassero in maniera convincente della loro sessualità, delegando agli autori il compito di descriverla. Erano molto rari libri di autrici che esplicitamente parlavano di sesso, ricordo a malapena “Histoire d'O” di Pauline Reage, incentrato più sulle devianze maschili che causavano sofferenza e godimento nel corpo femminile. Ma alla fine degli anni cinquanta avvenne quello che venne considerato un iniziale cambio di rotta. L'uscita del libro “Cioccolata a Colazione”, di Pamela Moore, adolescente americana, scatenò un putiferio mediatico di gigantesche proporzioni. In Italia il libro fu censurato e l'editore subì un lungo processo. Ciò che non avvenne per i libri di Henry Miller, si manifestò per la prima volta con un'autrice donna. Contò indubbiamente il suo essere adolescente, imperdonabile in una società in cui la Chiesa Cattolica dettava ancora legge. La ragazza non resse a lungo la forte pressione mediatica e si suicidò qualche anno dopo, pochi anni prima della pubblicazione de “Il Gruppo” di Mary McCarthy. Questo libro fu un ulteriore segnale di cambiamento in cui le donne descrivevano con dovizia di particolari la loro sessualità e la ricerca del piacere. La presenza maschile, del tutto marginale, era solo un mezzo, non l'unico, per indirizzarne lo scopo.
Per la prima volta leggevo storie nelle quali la sessualità femminile veniva messa in risalto da autrici, con dialoghi e caratterizzazione dei personaggi svolti in maniera più completa e convincente di quanto avessero mai scritto autori maschi. Il vero punto di svolta avvenne negli anni settanta con l'arrivo nelle librerie dei libri “Paura di volare” di Erika Jong, “Porci con le ali”, scritto a due mani da Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice, racconto sessuopolitico di due giovani adolescenti, il ricercatissimo “Delta di Venere” di Anais Nin, scritto negli anni quaranta, pubblicato in Italia trent'anni dopo e le avventure erotiche di Emmanuelle, a compiere un deciso punto di svolta nella storia della letteratura.
In seguito furono sempre più numerose le autrici che pubblicarono racconti incentrati sulla loro sessualità. Un gran numero di libri che trattavano l'argomento con cognizione di causa, ma solo pochi hanno lasciato tracce indelebili nella memoria. Cito quelli che, a mio parere, hanno dato maggior risalto all'argomento: “L'Amante” di Marguerite Duras, “Il Macellaio” di Alina Reyes, “L'età di Lulù, di Almudena Grandes, “Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire” di Melissa P.. Mi sfugge senz'altro qualche titolo, ma è impossibile leggere tutti i libri che vengono pubblicati. Dei primi furono tratti film di discreto successo, tranne “Il Macellaio”, un fiasco completo. L'interprete, Alba Parietti, riuscì nell'impossibile intento di rendere comiche torbide situazioni di sesso.
Ma la vera, definitiva consacrazione avvenne una decina di anni fa con l'iniziale pubblicazione della trilogia: “Cinquanta sfumature di...” dell'autrice E.L.James, capofila del romanzo erotico contemporaneo.
Da queste letture emerge che il raggiungimento del piacere passa per stimoli diversi: quello maschile è visivo; quello femminile mentale, ne consegue uno sforzo maggiore per affermare il diritto delle donne al piacere. Tralasciando lo stereotipo sante, puttane, morte, le donne fanno sesso quanto gli uomini, pensano al sesso quanto gli uomini e hanno gli stessi diritti degli uomini a scrivere di sesso. Lo specchio più fedele è, senza ombra di dubbio, la serie americana “Sex and the City” diventata fenomeno culturale. Le protagoniste parlano di sesso, fanno sesso liberamente, pur senza portare la fede al dito, ed esigono la propria soddisfazione.
p.s. 2013