La Frattura

scritto da Zeno
Scritto 7 mesi fa • Pubblicato 7 mesi fa • Revisionato 7 mesi fa
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Dialogo interiore tra 4 personaggi.
- Nota dell'autore Zeno

Testo: La Frattura
di Zeno

GATOR
Voi parlate come se aveste dimenticato tutto.
Mi avete lasciato il volante nel mezzo di un incidente già avvenuto, e ora vi stupite se guido come un pazzo.
Francesco… ma davvero ti sembra normale essere scaricato perché Lucrezia aveva una tresca con un seminarista?
Un prete. Un futuro prete.
E adesso è lesbica.
Ti pare una traiettoria sensata?

Quante volte hai abbassato la testa?
Quante volte hai chiamato “destino” quello che era solo disinteresse?
Io sono quello che è venuto dopo, certo. Ma a mani nude, in mezzo alle macerie.
E allora sì, qualche vaffanculo l’ho tirato. Era l’unica lingua che il mondo sembrava capire.

Mi accusate di essere cinico, impulsivo, uno che sbraita e si chiude.
Ma ditemi: quando siete stati gentili, quando siete stati veri… cosa avete ottenuto?

Con Martina ho indossato una maschera, è vero.
Ma cos’altro dovevo fare?
Essere noi stessi ci ha portato a essere usati, compatiti, dimenticati.
Io ho solo cercato di ribaltare la narrazione.
Di diventare qualcosa che facesse paura, che lasciasse un segno.
Non per vanità. Per sopravvivere.
Perché lo sappiamo tutti, anche se non lo diciamo:
non siamo abbastanza.
Non lo siamo mai stati.
E allora meglio essere lo stronzo, l’eccentrico, il lunatico…
piuttosto che l’ennesimo bravo ragazzo che nessuno ricorda.

BALDASSARRE
Gator… io non ti odio.
Ti compatisco.
Non nel senso pietoso. Ti vedo, tutto qui.
So cosa abbiamo passato. So che hai fatto del tuo meglio, che hai reagito come sapevi.
Ma vedi, se per restare in piedi dobbiamo diventare qualcos’altro… allora qual è il senso?
Se non possiamo essere quello che siamo, se dobbiamo recitare sempre… per chi stiamo vivendo?

E anche se trovassi qualcuno che ti ama per quella maschera che indossi — quella del lunatico o del magnifico —
dimmi la verità: quanto potrebbe durare?
Quanto puoi tenere in piedi quella parte, senza sgretolarti dentro?

Hai voluto usare la forza.
Hai pensato che bastasse gridare più forte del dolore per farlo sparire.
Ma certe cose non si forzano. Certe ferite non si chiudono con la rabbia.

Forse è vero, non siamo mai stati abbastanza.
Ma per chi?
Per chi ci guardava solo quando poteva usarci?
Per chi rideva alle nostre battute ma non ascoltava mai le nostre paure?

Io preferisco restare piccolo, ma vero.

FRANCESCO
Non lo so, Gator. Forse hai ragione tu.
Ma anche se fosse, cosa cambia?

Tu l’hai trattata come un errore, come qualcosa da cancellare con violenza.
Io… io non ci riesco.
Ci penso ancora, capisci? Anche adesso.
A quella notte d’estate, a quando sembrava tutto possibile.
A quando lei mi guardava, e forse mentiva… ma io ci credevo.
E non riesco a smettere.

Sì, mi ha fatto del male. Sì, mi ha lasciato in silenzio, umiliato.
Eppure, una parte di me la giustifica ancora.
Una parte di me pensa che, forse, sono stato io a non essere abbastanza.
Che lei cercasse qualcosa che io non avevo, e tu…
tu con le tue frasi taglienti hai solo chiuso per sempre ogni possibilità di capire.

Tu ti chiami salvezza, ma a volte sembri solo una sentenza.
Io non sono pronto a smettere di sentirla.
Anche se fa male. Anche se so, in fondo, che non tornerà mai.

GATOR
Mi fa rabbrividire che siamo la stessa persona, Francesco.
Rasenti il patetico. Sempre lì a idealizzare, a rimandare l’inevitabile.
Ma perché non riesci ad accettare che non ci sarebbe mai potuto essere niente?

Guarda in faccia la realtà.
Non sei un eroe romantico, sei il vettore dell’ipocrisia che ci trasciniamo da anni.
Io l’ho capito troppo tardi: siamo tutti dei grandissimi ipocriti.
Ma tu—tu sei l’origine del contagio.
Hai fatto del tuo dolore una religione.
Hai consacrato Chiara come un'icona, quando non era altro che una ragazza opportunista e annoiata che ci ha calpestati.
E lo sapeva.

E tu, Baldassarre...
Ti illudi che la tua fortuna con Andreea sia un riscatto.
Una prova che si può restare integri.
Ma presto ti scontrerai con la verità: essere noi stessi non basta.
Anzi, sarà la nostra rovina.

In questo mondo o si dimostra qualcosa o si viene schiacciati.
O si diventa più duri del dolore, o si resta sotto.

MINO
Non avrei mai immaginato di assistere a tutto questo.
Me ne andai solo perché sentivo che dovevamo cambiare. Pensavo che, cambiando, Chiara ci avrebbe finalmente accettati. Volevo togliermi di dosso la scuola cattolica, le buone maniere da figlio modello, quei modi da ragazzino educato.
Ma oggi... oggi darei tutto per essere rimasto quel bambino un po’ ingenuo, ma ancora capace di fidarsi del futuro.

Lo so che, in fondo, mi ritenete responsabile di questa ossessione. Ma io non ho nessuno contro cui puntare il dito.
Siamo sempre stati così.
E a te, Baldassarre, chiedo: che cosa è successo?
Con Francesco avevamo amici, sogni, entusiasmo. Era diverso. Poi qualcosa si è rotto.
Forse pensate che sia colpa mia se ci portiamo ancora addosso certi modi da educandato, quella nostra aria da anime d'altri tempi. Ma io ci stavo bene, lì dentro. Ci abbiamo vissuto quindici anni.

Eravamo semplici, sì.
Ma eravamo veri.

FRANCESCO
C’era bisogno di cambiare, Mino.
Ce n’era bisogno.
Questo mondo non è fatto per quelli come te.
Le persone troppo buone… non hanno futuro.

Io non ti rinnego.
Ho solo cercato di darti una marcia in più.
Riconosco i tuoi limiti, li vedo, e ho provato a metterci una pezza.
Non per odio. Per necessità.

Quanto a te, Gator...
Il tuo continuo giudicare non ti rende migliore.
Hai preso la mia spocchia e l’hai gonfiata fino a farne un pallone d’aria.
Ti atteggi a infallibile, ma se davvero fossi così risolto…
non saresti stato rimpiazzato da Baldassarre.

Hai fallito, Gator.
Come me, come tutti.
Solo che tu ti nascondi dietro l’arroganza.
Ma sotto lo sappiamo entrambi che c’è solo paura.

E poi…
Che cosa vuoi saperne tu dell’amore?
Lo so io quello che hai fatto.
Anita. Martina.
Non erano storie, non erano passioni.
Erano solo rimpiazzi.
Proprio come i miei.
Tentativi disperati di colmare il vuoto che ha lasciato Chiara.
Quel vuoto che tu hai trasformato in un abisso, quando hai deciso di mandarla via per sempre.

Non puoi giudicarmi.
Nessuno di voi può.

BALDASSARRE
Francesco…
Penso che a questo punto l’unica cosa importante sia riconoscere che abbiamo fatto tutti del nostro meglio.
Abbiamo imparato, ci siamo fatti male.
Ma siamo cresciuti.

Non condivido del tutto la tua visione su Chiara.
Mi c’è voluto del tempo, ma l’ho capito:
non mi ha mai portato altro che sofferenza.
Sofferenza che, non mentiamoci, ci siamo procurati da soli.
Con le nostre aspettative. Con la nostra fame.

Io non credo di essere l’ultimo di noi.
Non sono perfetto — lo so meglio di chiunque —
ma ho scelto di andare avanti.
Non più per dimenticare, ma per capire.

Gator…
Non farò come te.
Il tuo metodo ha avuto il suo tempo.
Ma ora basta.
Voglio provare qualcosa di diverso.
Voglio che gli altri vedano chi siamo davvero.
Niente maschere. Niente farsa.
Solo verità, nel bene e nel male.
Hai avuto la tua occasione. Ora è il momento di farti da parte.

Andreea non è stata fortuna.
La mia nascita non è un caso.
È il segno che si può scegliere di non nascondersi più.

E a te, Mino…
Ti dico solo questo:
le cose cambiano.
È crudele, ma è così.

Ammiro la tua purezza.
La custodisco.
Perché anche se nessuno lo dice ad alta voce… ti dobbiamo tutto.
Siamo tutti tuoi figli, Mino.
Ma non potevamo restare così puri.
Non saremmo sopravvissuti.
Saremmo diventati fantasmi.
E più soli di quanto già siamo.

MINO.
Voi…
avete corso, lottato, vi siete feriti.
Avete cercato di proteggermi, di superarmi, di dimenticarmi.
Ma io non me ne sono mai andato.
Ero lì quando Chiara ti ha detto che era un errore, Francesco.
Ero lì quando Gator ha indossato la maschera.
Ero lì quando Baldassarre ha cominciato a mettersi in discussione.

Io sono il punto da cui siete partiti.
Voglio solo restare da qualche parte,
nel fondo, dove nessuno guarda più,
a ricordarvi com'era guardare una persona e crederci davvero.



GATOR
Che teatrino.
Tutti a far pace con sé stessi, tutti filosofi.
Ma lo sapete cosa penso?

Che se non c’ero io, Chiara stava ancora lì a farti il lavaggio del cervello.
Che se non entravo io, Francesco, tu morivi schiacciato dai tuoi ideali.
E tu, Baldassarre…
tanto bravo a parlare, a scrivere, a capire…
ma senza il mio odio, non saresti mai nato.

Io sono stato la cesura. La fiamma che divampa!
La rabbia che vi ha tenuto in piedi quando il dolore voleva mangiarvi.
Volete dirmi che non servo più? Bene.
Ma non fate finta che non mi si debba niente.

E tu, Mino…
sei ancora qui?
Resta pure nel tuo angolino.
Ma ricordati che il mondo mastica quelli come te.

FRANCESCO
Lo so che mi disprezzi, Gator.
Che pensi che senza di te sarei rimasto un burattino nelle mani di Chiara.
Forse hai ragione.
Forse avevo bisogno di te per svegliarmi.
Ma non ti sei mai chiesto perché mi addormentavo così spesso?

Perché era più facile credere che lei mi volesse bene
piuttosto che ammettere che ero solo un passatempo.
Perché era più facile illudersi
che sentire tutto fosse una forza,
e non una condanna.

Tu sei entrato in scena a colpi di urla.
Io sono rimasto a terra a raccogliere i pezzi.
Ma quello che ancora non capisci
è che non basta bruciare per purificarsi.
A volte serve restare.
A volte serve solo non smettere di sentire, anche quando fa male.

Io non sono diventato forte.
Ma almeno adesso so dove finisco io
e dove cominciano gli altri.

BALDASSARRE
Ma non voglio più scegliere chi ha avuto ragione.
La verità è che non c’è ragione.
Non ce n’è mai stata.
Solo tentativi maldestri di restare a galla,
mentre l’acqua si alzava e ci toglieva il respiro.

Se essere veri significa soffrire,
e fingere significa perdere sé stessi,
allora io scelgo il compromesso.

Non voglio essere migliore.
Voglio solo essere intero.







La Frattura testo di Zeno
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