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La luce del sole filtrava dalle sbarre, accarezzava il mio volto mentre mi svegliavo.
La cella, che per mesi era stata il mio universo, sembrava improvvisamente vuota, un’eco di un incubo appena finito.
“Sei libero”, mi disse il carceriere, con un sorriso quasi pietoso.
Sgranai gli occhi, confuso.
“Libero? Ma...perchè ero qui?”. Il carceriere mi degnò di un altro sguardo, ancora più pietoso di quello precedente.
Le parole del carceriere mi tornarono in mente come un vortice confuso. “Sei stato accusato di…
di...non ricordo”. La mia mente era un buco nero, una tela vuota.
L’uomo, come un fantasma, mi spiegò con gentilezza che ero stato accusato di qualcosa che però neanche lui sapeva con certezza, ma che il processo era stato archiviato per mancanza di prove.
“Non ricordi niente?” chiese, con aria di compassione.
Scossi la testa, sentendomi un guscio vuoto, una marionetta senza fili.
Uscii...
Nota: Continuerò se piacerà