La silenziosità della lavanda avvizzita.

scritto da Emy Sun
Scritto 29 giorni fa • Pubblicato 28 giorni fa • Revisionato 28 giorni fa
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Autore del testo Emy Sun

Testo: La silenziosità della lavanda avvizzita.
di Emy Sun

In questo sole di fine settembre, umido di rugiada e osteggiato dal vento, il tepore è lieve, non funge da coperta. Passo dopo passo mi avvicino al lavandeto, con la consapevolezza di non trovarvi fiore, di non trovarvi profumo, né api o bombi o farfalle colorate. Tutto tace, compresi gli steli rinsecchiti con i semi devoluti al terreno, dono che oggi comprendo essere vano. È una lavanda ibrida, la mia, non feconda, si propaga solo per talea.

Mi ci sento, in talune occasioni, ibrida, non feconda a seme, così m’appresto al taglio. Taglio parti di me, per donarle. Taglio, recido, scrivo, dico, spremo fino all’ultima goccia, mi distillo, ma non attecchisco in tutti i terreni. La fertilità dei terreni, oggi, deflagra. Doloroso il taglio, doppiamente dolorosa la non fecondità di una parola, di un abbraccio, di un sentire disatteso, di un seme involato nell’aridità di un altrui deserto, che diventa così il tuo vuoto a rendere.

Non vorrei adeguarmi a questa desolante stagione dell’assenza, vorrei almeno rumori, scrosci, fulmini e saette…odio i vuoti a rendere tanto quanto odio i rifiuti plastici abbandonati a terra, ad inficiare stanchi fili d’erba. Odio altri rifiuti plasticati dentro convenzioni, educate gentilezze plasmate da un sentire rinchiuso in scatole nere colme di un vociare ammutolito.

C’è un’ape solitaria che sorvola a balzi la secchezza degli steli. Vola ronzando lieve, senza emettere giubilo. La contemplo. Lei è ancora lì, che cerca. Un fiore tardivo, una goccia di pura rugiada, un nettare invecchiato ma ancora commestibile.

Vola e cerca. Vola e cerca.

Mi chiedo se troverà quel pezzetto di umanità. Mi chiedo se nel silenzio che annuncia l’autunno di ogni cosa, che annuncia il repentino sfiorire, sia capace ancora di sfiorare l’essenziale.

Vorrei essere quell’ape.

Nel silenzio, quando tutto è consumato, quando persino le parole sono evaporate in un cielo che s’appresta al gelo, in quel silenzio silenzioso, sento ancora una voce. Mi racconta del dolore altrui, delle spighe svuotate, che altri da me tengono fra le mani, dei canti mai cantati, delle occlusioni dei cuori, del cammino zoppicante di noi, uomini e donne di questo ventennio in fuga discendente, verso un abisso che ha il sapore amaro della dolenza.

La lavanda è avvizzita. Dovrò tagliarla e darle la giusta forma per affrontare l’inverno. Soffrirà il gelo, alcune parti si seccheranno, alcune parti, invece, a primavera, torneranno a gettare foglie verdi, così chiare, rivitalizzate. Poi la piccola spiga troverà spazio tra il fitto intreccio di ramoscelli e s’innalzerà gloriosa, donando il blu che talvolta manca al cielo.

Il mio augurio è che tra le mani, tu che stai leggendo, possa tenerne uno stelo e schiuderti, ancora e ancora, senza freni, facilitando le stagioni del cuore.

La silenziosità della lavanda avvizzita. testo di Emy Sun
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