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La penna mangiucchiata di Mindú
Se guardi attentamente, vedi spuntare dall’albero una penna tutta mangiucchiata in cima. Non ce n’era una intera: tutte le sue penne erano così. Quella penna appartiene a Mindú.
Mindú è arrivato al centro come tanti altri bambini, ma con una storia unica. Arrivato dall’Africa tramite barcone, viveva solo con il padre: tutti gli altri parenti erano rimasti nel suo Paese. All’inizio non parlava quasi mai: urlava, spesso senza motivo, incapace di dosarsi. Ogni adulto sembrava una minaccia, e le figure più grandi lo mettevano in allerta. Era sempre in modalità difensiva, come se le mani degli altri fossero pericolose, come se ogni contatto potesse essere un rischio.
Eppure, dietro quella paura, c’era un sorriso contagioso: denti grandi e bianchi, occhi attenti, un’aria simpatica e leggera. Mindú soffriva, ma la sofferenza la custodiva dentro, confidandola solo dopo anni, parlando della mancanza della mamma.
Nonostante tutto, Mindú aveva una maturità pratica sorprendente. Il padre, spesso fuori per lavoro, gli aveva insegnato tutto: cucinare, pulire, stirare, fare la lavatrice. Competenze che molti degli adolescenti non possiedono. La sua manualità, la sua autonomia, il rispetto verso gli altri erano impressionanti. Tra tutti, ciò che più mi colpì fu come trattava gli anziani: mentre molti ragazzi della sua età diventavano rigidi o contrari a confronti con persone molto grandi, lui li rispettava e giocava con loro, con gusto e curiosità.
Ricordo un momento in particolare: io, lui e una signora in pensione di settant’anni giocammo a fare qualche tiro a canestro. Tre generazioni, insieme, ridere, divertirsi, correre dietro al pallone. Quella giornata rimase impressa nella mia memoria come uno dei momenti più belli di sempre: la semplicità, l’energia e la capacità di godere del presente.
La penna mangiucchiata rimane sull’albero come simbolo di resilienza, apprendimento e capacità di adattamento. Ci ricorda che anche chi ha vissuto traumi e separazioni può imparare, rispettare, prendersi cura, costruire legami autentici. Mindú ci insegna che la cura e l’educazione consistono anche nel riconoscere competenze pratiche e qualità interiori che non sempre emergono nei contesti tradizionali.
Ogni bambino come Mindú porta dentro strumenti invisibili che lo aiutano a vivere, imparare e relazionarsi. La penna mangiucchiata non è solo un oggetto: è la sua voce, la sua storia, la sua capacità di scrivere, a modo suo, un futuro fatto di autonomia, affetti e sorrisi condivisi.