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L'arrivo delle gru in primavera e la successiva scomparsa in autunno, le loro grosse dimensioni, hanno da sempre attirato l'attenzione degli scrittori, dei naturalisti e degli appassionati che cercavano di studiarne le abitudini.
Sono diverse le regioni italiane interessate da questo spettacolo, soprattutto in quei territori che ospitano zone umide aperte, pascoli e ampie praterie dove magari gli uccelli, stremati dalla migrazione, possono sostare.
Nel nostro paese le gru si vedono soprattutto durante l'epoca dei passi che sappiamo essere marzo-aprile e ottobre-novembre.
Occhi e orecchie rivolti verso cielo, perché novembre, in Italia, è il mese delle gru!
Le gru in volo tengono zampe e colli ben distesi che formano una figura a croce con le ali quasi aperte.
Solitamente le gru migrano in gruppi che possono contare anche centinaia di individui.
Caratteristica è la formazione a "V" – con un lato spesso più lungo dell'altro – mentre si tengono in contatto tra loro con il caratteristico "krru krru krru" che ha ispirato anche il loro nome-
Si osservano soprattuto nel regioni nord-occidentali, come Piemonte e Liguria, e in quelle del basso Adriatico.
In questo periodo sono dirette verso l'Africa, la Francia e la Penisola Iberica, dove trascorreranno l'inverno.
Plinio il Vecchio riteneva che, mentre la maggior parte dello stormo riposava, alcune sentinelle vegliassero tenendo una pietra nella zampa, se si addormentavano il sasso cadeva e veniva scoperta la negligenza dei guardiani.
Nel MedioEvo il comportamento delle gru era ben conosciuto dai falconieri che in autunno cacciavano i giovani ancora incapaci di volare perfettamente.
Federico II, re di Sicilia, che sappiamo appassionato di falconeria, descrisse le tecniche e l'arte di catturare prede, tra cui appunto le gru, con l'aiuto di falchi addestrati. Catturate e tenute in cattività si riproducevano abbastanza facilmente.
Le gru sono animali intelligenti e quindi si prestano ad essere addomesticate e lasciate poi libere nei parchi e nei ricchi giardini, dove seguono il custode fino ad accorrere al suo richiamo ed a convivere con gli altri animali domestici.
La gru in cattività può vivere anche fino ad oltre trent'anni.
Il suo nome scientifico è Grus grus ed è la più conosciuta e forse la più bella della famiglia dei Gruidi.
Snella ed elegante ha un piumaggio color cenere con intonazione azzurra su tutto il corpo.
Ha piume nere sulla coda, maschi e femmine si assomigliano.
La pelle nuda del capo è nera, il becco lungo e puntuto è bruno verdastro, le lunghe zampe sono grigio-nerastre e l'occhio rossiccio.
Ha un'apertura alare che può arrivare a due metri e venticinque cm.
Le zampe simili a trampoli sono perfette per muoversi nell'erba alta o tra le canne.
Il lungo becco appuntito è ideale per catturare piccoli animali quali rane, girini, crostacei, chiocciole, e grossi insetti e beccare semi e bacche.
Se minacciate prima si allontanano a passi rapidi, se perdura il pericolo a corsa sempre più rapida, infine prendono il volo.
Volando tengono il lungo collo disteso ed anche le zampe distese e lanciano grida sonore che si odono anche a grandi distanze.
Durante la migrazione, che avviene quasi sempre di notte la formazione di volo è a V o a Y e raggiungono altezze notevoli.
All'epoca degli amori si formano in seno al branco delle coppie che rimangono poi unite a lungo; con foglie palustri costruiscono il nido in mezzo alla vegetazione, direttamente sul terreno.
La danza nuziale è alquanto singolare: può essere eseguita da singoli uccelli, coppie, piccoli gruppi, durante tutto l'anno ma soprattutto in primavera.
Iniziano con un atteggiamento simile ad una marcia di parata e proseguono con corse circolari o figure ad otto, piroette agitando le ali e fermandosi improvvisamente per saltare appoggiandosi alternativamente su uno o sull'altro piede, inchinandosi ripetutamente, prendendo oggetti dal terreno ed alle volte scagliandoli in aria e tentando di afferrarli.
In primavera la femmina depone due uova di color oliva, le uova vengono incubate per 28 giorni.
Per raggiungere le aree di svernamento, gli stormi seguono più o meno sempre le stesse rotte migratorie.
Nel nostro paese possiamo individuare due vie migratorie: quella che dal Nord e dall'Est Europa conduce verso la Penisola Iberica, attraversando quindi le regioni settentrionali ai piedi delle Alpi; e la rotta balcanica, che "saltando" l'Adriatico e attraversando le regioni centro-meridionali conduce invece verso il Nord Africa passando per la Sicilia.
Le Alpi rappresentano infatti una barriera ecologica davvero dura da superare anche per gli uccelli in volo, per cui costeggiandole lungo la parte meridionale le gru attraversano soprattutto la Pianura Padana e le regioni settentrionali, per concentrarsi poi sopratutto in Piemonte e in Liguria, che rappresentano quindi la porta d'accesso principale verso la Francia e la penisola Iberica.
Gli uccelli che arrivano dai Balcani attraversando il Mar Adriatico, sfruttano la conformazione della parte meridionale della nostra penisola come una sorta di ponte naturale che collega l'Europa all'Africa, dove l'effetto imbuto si osserva invece soprattutto sullo Stretto di Messina, che con la Sicilia rappresenta invece la via d'accesso principale per tantissimi uccelli migratori diretti in Africa.
La maggior parte delle gru europee, in autunno si trasferisce soprattutto lungo le coste del Nord Africa o in penisola Iberica e Francia.
Ma sempre di più si fermano in Camargue e in Italia, uno dei siti dove è più facile osservarle in inverno sono le paludi del Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi.