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Circondato dal buio, i suoi pensieri svolazzavano a destra e a sinistra senza una meta. Probabilmente erano almeno due ore che si era seduto su quella sedia nel suo giardino, con la solitudine a fargli compagnia ed un foglio bianco ed una penna, vicini ad un accendino, appoggiati sul tavolo davanti a lui. Un silenzio sibilante, indirizzato dal vento alle sue spalle, raccontava dei suoi errori commessi in passato, e lui sapeva benissimo che l'unico modo che aveva per liberarsi da quel fardello era appoggiare la punta di quella penna su quel foglio ed iniziare a scrivere. Che poi scrivere era la cosa che gli era sempre riuscita meglio in vita sua. Ma questa volta soltanto il pensiero di appuntare anche solo una parola sulla carta lo terrorizzava. Eppure quella era l'unica cosa che ormai poteva fare. Erano passati troppi giorni da quando l'aveva vista e sentita l'ultima volta, ed anche la minima speranza di poterle chiedere perdono di persona era svanita nel nulla. Così, fattosi coraggio, si chinò verso terra e raccolse un piattino da caffè su cui era appoggiata una candela, e con l'accendino diede vita ad una luce fioca che albeggiò per pochi metri. Poi, curvatosi sul tavolo, con la mano tremante impugnò la penna..........ma non riusciva a mandarla via dalla sua testa, tutto questo faceva troppo male. Lei si era fatta spazio prepotentemente fra i suoi sentimenti, aveva occupato il suo cuore e da li scacciarla era praticamente impossibile.
La paura, preso il sopravvento sulla temerarietà, lo fece riappoggiare sullo schienale della sedia, ed iniziò a ripensare a tutti i bei momenti trascorsi insieme a lei.
Gli indovinelli. Quante serate avevano trascorso insieme a risolvere indovinelli. Fece un gran sospiro, inalando il profumo di cera che stava diventando sempre più forte. I momenti belli erano stati tanti, ma tanti erano stati purtroppo anche quelli brutti. E tutto per colpa della sua testardaggine. Aveva sempre avuto il difetto di mettere il suo orgoglio in prima posizione, e di conseguenza di nuovo non aveva dato il giusto peso alle parole che lei gli aveva ripetuto più volte. Se fosse stato più attento, se in alcune situazioni si fosse comportato in maniera diversa, senza sfoggiare quell'assurda gelosia. Eppure ancora non era riuscito a comprendere a pieno il vero motivo che lo aveva portato a quella fine. Un'altra possibilità. Niente più, desiderava soltanto un'ultima possibilità per provare a riallacciare un minimo di rapporto. Questa volta avrebbe fatto orecchie da elefante per le sue parole.
Incrociò le mani dietro la testa e guardò in alto, ammirando quel bellissimo dipinto di stelle rilucenti, pavoneggiante tutta la sua bellezza, che quella notte con generosità gli offriva. Qualche giorno dopo sarebbe stato San Lorenzo, la notte delle stelle cadenti. Se avesse avuto un po' di pazienza, con un pizzico di fortuna avrebbe potuto, esprimendo un desiderio, realizzare il suo sogno. Ma la pazienza non aiuta gli audaci, e quindi prese una decisione diversa.
Spostò lo sguardo sulla luna piena, e con un improvviso colpo di reni si tirò su riavvicinandosi al tavolo. Prese la penna, si allungò verso il foglio bianco e scrisse:
"Ieri sera, all'incirca alle ventidue, stavo guardando fuori dalla finestra. Il buio della notte era messo in risalto dalle stelle rilucenti che lo costellavano. La giornata seguente sicuramente sarebbe stata piena di sole. Allora, nonostante soffiasse un leggero venticello, ho preso una coperta e sono uscito di casa. Arrivato in giardino, l'ho stesa e mi sono sdraiato per ammirare quello spettacolo. Sembrava di vedere un tappeto di colore blu profondo incastonato da splendidi diamanti. E così dopo un po', pensando come sarebbe stato adrenalinico saltare da un punto giallo all'altro, ho allungato la mia mano, ho preso uno di quei diamanti e l'ho riposto nella tasca dei miei pantaloni. Poi ho iniziato a pensare al fato. E a come sia difficile sfuggire al suo disegno, quando è stato già scritto. Le cose certe volte succedono perchè noi non abbiamo la possibilità di poterle cambiare. Vuol dire che anche questa volta doveva andare così, nonostante io fossi stato disposto a firmare anche carte false pur di poterle fare andare in modo diverso. Se mi volto e guardo il mio, il nostro passato, è fin troppo evidente che ho sbagliato tutto.Era nata una storia che poteva diventare bella, ma ad un certo punto ho chiuso gli occhi, ed ho fatto sì che il mio meladettissimo ego prendesse il sopravvento sulla mia ragione, sciupando tutto il buono che le stava crescendo intorno. Facevo affidamento sulla convinzione che anche da parte tua inizialmente ci fosse stato un certo interessamento nei miei confronti, e questa convinzione l'ho portata avanti fin quando tu non mi hai messo di fronte ad un mondo diverso. Sono stato stupido. Stupido, maleducato, arrogante, invadente, ed in certe occasioni sicuramente anche cattivo, ma l'ho capito soltanto adesso. Ho preso la tua anima, la tua essenza, la tua libertà, il tuo essere donna e li ho gettati per terra, poi, dopo aver invaso senza motivo i tuoi spazi, li ho calpestati più e più volte ferendoti pesantemente. E pensare che la tua anima e la tua essenza sono le cose più belle che abbia mai visto in questa mia misera vita. Non ho giustificazioni. Ma posso dire che errori gravi come questi si commettono una sola volta nella nostra esistenza. Si potrebbe ricorrere ai soliti luoghi comuni, e cioè che una persona che si comporta in questa maniera difficilmente può cambiare, ma se un minimo di intelligenza le gira per il cervello non può non rendersi conto della preziosità che sta perdendo comportandosi in modo erroneo..........le tue paole. Le tue paole scritte nel giorno del mio compleanno sono state tremende. E poi scritte proprio in quel giorno lì. Sebbene abbia strappato quella tua lettera, ancora la ricordo per filo e per segno. Mi hanno ferito profondamente, ma ti ringrazio per avermele urlate, perchè senza di loro probabilmente avrei ancora gli occhi chiusi. Ecco, avrei ancora gli occhi chiusi. Eppure nonostante tutto io dei mesi trascorsi conservo ancora ricordi gioiosi. Non rinnego i miei sentimenti, e non li rinnegherò mai. Ormai te li ho dichiarati già da tempo. Ma per te sono disposto, se necessario, a rinchiuderli in un cassetto, ed il cassetto a sigillarlo con un lucchetto dandoti l'unica chiave in grado di poterlo riaprire. Di quella chiave fanne ciò che vuoi. Gettala in un fiume, falla volare via nel vento, nascondila nelle profondità degli abissi, oppure distruggila nella lava calda di un vulcano, come l'anello di una certa storia, perchè spesso l'attaccamento profondo ed il desiderio incontrastato possono condurre soltanto all'avidità. Ma il tuo sorriso, i tuoi gesti, la tua risata mi hanno fatto vivere momenti indimenticabili. Con te ho preso a calci e pugni il muro di Berlino per farlo cadere, ho guardato Roma bruciare quando fu data alle fiamme da Nerone, mi sono sballato a Woodstock fumando, bevendo ed ascoltando musica. E che musica. E sempre con te mi tufferei in quella lava per recuperare quella chiave se sapessi che un giorno quei sentimenti potrebbero tornare liberi. Ecco qua. Non so se queste poche righe siano in grado di poter descrivere quel vortice di emozioni che si scatenano dentro di me quando sono in tua presenza, ma spero che bastino per chiederti perdono per tutto il dolore che con le mie insulse gesta devo averti procurato. Posso soltanto prometterti che se me ne darai l'opportunità ti dimostrerò di aver compreso i miei sbagli con il mio comportamento, ma questa decisione devi prenderla tu. Ah, un'ultima cosa. Aspetta un secondo, che mi frugo in tasca, ecco qua, si, eccola qua. Un regalo per te. La stella che avevo rubato da quel dipinto, l'avevo rubata per te"
La luce intorno a lui man mano che i minuti passavano si faceva sempre più debole. Guardò la candela e vide che ormai ne era rimasto soltanto un piccolo mozzicone. Gli si avvicinò e con un soffio la spense.