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Proprio come nel racconto di Oscar Wilde,
Guardo la mia immagine in uno specchio antico,
E non vedo il mio viso riflesso,
I miei occhi consapevoli e velati,
I miei capelli raccolti in un intreccio
Che li rende più comodi e adatti a me,
Il mio sguardo sempre fiero,
Ma anche tanto esausto e triste,
Non vedo le mie mani stanche e provate
Toccare il bordo dell’immagine riflessa.
Una lacrima scende silenziosa,
Guardando quell’immagine così gioiosa,
Dagli occhi pieni di speranza ancora.
Ricordo bene quelle fattezze delicate,
Gentili e così esili da rendere quasi eterea l’immagine.
Sorride quel visino da bimba innocente,
Mi guarda con quegli occhi pieni di speranza
E con le sue labbra così morbide, gentili e tenui
E io non riesco a parlare, a dire nulla.
So bene chi è, cosa pensa e desidera,
La conosco bene e so bene cosa sarà o vorrà da grande,
Per cosa piangerà o riderà, in cosa crederà.
Non riesco a fermare le lacrime amare,
La guardo ancora e la chiamo per nome,
Lei sorride felice, gli occhi limpidi e grandi,
Vorrei parlarle, dirle tutto, raccontarle ogni cosa,
Ma so che non sarebbe giusto,
Vorrei che vivesse la sua possibilità,
Che la facesse fruttare come io ho sempre desiderato,
Vorrei che i suoi occhi fossero sempre
Pieni d’incanto e genuini,
Vorrei che non dovesse mai assaggiare
I bocconi amari che la vita riserva,
A cui nessuno pensa mai davvero,
Ma che tutti prima o poi provano
E che uccidono sempre un po’.
Vorrei solo che conducesse una vita
Che la rendesse felice, ma davvero felice.