Il sole era ancora timido all'orizzonte quando Martino soleva infilarsi nel corso del fiume.
L'acqua fresca lo riscuoteva dal torpore del sonno: alcun fastidio, per un uomo abituato a ben peggiori sofferenze.
Appena la luce colpiva le sue palpebre indebolite dal pianto, si tirava su dal giaciglio, indossava i suoi calzoni di velluto arancione, tagliati ad altezza polpaccio, si strofinava le braccia per scaldarsi appena e, con rigorosa cerimonia, completava la vestizione con la giubba turchese; sebbene avesse avuto da aggiungere toppe e rappezzi, nel corso degli anni, non ci avrebbe mai rinunciato.
Non quel giorno in particolare.
Per una decade intera, ogni giorno poteva essere quello buono, quando l'autunno cedeva il passo alla rigidità dell'inverno.
Della barba non si curava, né dei capelli ingarbugliati con fili d'erba secca, né dell'humus nero sotto le unghie: da quando lei era volata via, niente importava se non quell'unica occasione di rimembranze.
Si era ritirato a vivere da eremita lungo il corso del fiume da tanto che non ricordava la vecchia vita, quella in cui aveva una casa dignitosa nella comunità, un buon nome e un'adorata moglie. Gli dei invidiosi e perfidi si erano divertiti a sfrondare il suo nido, ammalorando il suo spirito, rendendolo pazzo di dolore, al punto di ricusare ogni prossimo.
Intanto che, paziente, attendeva l'alzarsi del sole, i sensi allertati dal freddo pungente dell'acqua riconoscevano il movimento dei pesci e, allora, Martino si fiondava in picchiata da valente pescatore, a mani nude.
Nel chiarore del mattino, quel corpo bagnato riluceva di colori iridati, quando emergeva col bottino di pinne esagitate da lanciare a riva.
Aveva già allestito un letto di fiori e quel pesce sarebbe stato pasto gradito per la sua sposa...
Perché, mettendo al bando le ciance in base a cui non si tornava dalla morte, Martino sperava, credeva e lottava per quell'unico giorno, in cui la luce riflessa dell'ultimo giorno di autunno sulle acque cristalline di quel placido fiume, avrebbe concesso agli amanti immortali di ricongiungersi a riva.
Poteva trattarsi di suggestione, ebbene! Fosse pure.
Lui sapeva che, una volta riconosciuta la livrea, lei si sarebbe lanciata fra le sue braccia, repentina e appassionata, e la sensazione tangibile della sua carne sarebbe stata impagabile, anche solo per poco.
- Tutto questo per convincermi che vale la pena aspettare? -.
Caterina odiava le alzatacce, tanto più nella stagione fredda, e mal sopportava quello che doveva essere un hobby, per suo marito, e che, invece, aveva sentore di ossessione.
Giovanni era disposto a perdere qualche ora di sonno pur di uscire in avanscoperta presso il fiume, opportunamente abbigliato mimetico; rincasava sempre con qualche immagine da mostrarle a colazione e poi, tutto contento, si preparava ad affrontare la giornata come un bimbo che non temesse i ceci sotto le ginocchia.
Era bello vederlo entusiasta, per Caterina, senza interferire col suo di sonno.
Si era innamorata proprio di quel suo piglio infantile di trovare meraviglia in ogni attività, manifestazione naturale ed erotica: il suo uomo era un Peter Pan assennato e non avrebbe potuto sperare in meglio.
Difatti, il meglio se l'era giocato accettando il trasferimento in un paesino dell'entroterra dove, a quanto asserito da Giovanni, avrebbero gettato le basi della loro famiglia, lontani dalla frenesia superficiale della città.
A nozze siglate e due figli dopo, aveva finalmente scoperto l'altarino: era lì che era stato avvistato il fantasma del cavaliere-pescatore Martino.
Non si trattava più di hobby innocuo e solitario: per un capriccio, Giovanni aveva stabilito il futuro di tutta la famiglia in una realtà povera di occasioni.
- Ti sei ambientata, no? Non si sta poi tanto male e i bambini sono contenti. Non farne una tragedia -, si era "scusato".
- Non te la rigirare a tuo favore -, aveva tuonato lei con isteria. - Che sogni possono coltivare qui i nostri figli? In città dovevamo crescerli, egoista che non sei altro! Egoista e stupido e stronzo! -.
D'improvviso, gli aveva strappato l'ombra di Peter Pan e, nonostante l'amore, l'aveva investito della carica meno attraente di Arpagone dei sogni altrui.
Erano stati mesi tesi, vessati di silenzio accusatori e minacce di abbandono, prima di riporre le armi e riconoscere che, in fondo, non era stata una scelta così grave e ci si poteva ridere su. Una vita per un fantasma!
- Non è solo un fantasma. Martino è qualcosa di magico... è la prova che la costanza premia, che l'amore vince, che i sogni si avverano, che... -, le sussurrava senza perdere di vista il fiume, acquattati sull'erba umida di rugiada.
Caterina si era lasciata convincere, certo, ma le attività all'aria aperta non erano il suo forte e poteva anche bastare, dopo un paio d'ore di noia e gelo, al buio.
Ma Giovanni non voleva assolutamente rinsavire e, invitandola al silenzio con un dito sulla bocca, le aveva impedito di alzarsi e battere in ritirata.
- Sono dicerie, tanto! Ho freddo e mi sono rotta... -.
- Nemmeno la storia d'amore ti ha convinta? -.
- No, per niente. Fatti loro -, col broncio esasperato.
- Sei peggiorata in cinismo, eh? -.
Qualcosa come un calpestìo aveva pur attirato l'attenzione di entrambi, tonfi appena percepibili sul manto umido e soffice, e la luce era ancora così debole per volgere lo sguardo verso un punto preciso.
La sensazione era che ci fosse qualcuno, oltre a loro, nelle vicinanze.
Quanti altri incoscienti potevano essersi avventurati proprio quel giorno?
Non era una leggenda in voga, non tale da attirare nugoli di esaltati, e Caterina nutriva il serio dubbio che l'intera storia fosse frutto della fantasia fanciullesca del marito, non più pago del mero bird watching.
Eppure i movimenti intorno li avvertiva anche lei, ovattati ma concreti, e l'adrenalina aveva preso a pompare anche il suo cuore scettico, dandole una sensazione di paura per il mistero investigato.
- Martino non è pericoloso, giusto? Se ci vede, insomma... -.
Un rumore nell'acqua... ma poteva essere stata una rana a tuffo.
Dalla loro postazione, poteva essere di tutto quella serie di audiogrammi non associati a visione. Qualcosa avanzava nell'acqua del fiume. Qualcosa c'era.
Anche il più spietato dei negazionisti ha dubbi sull'inaspettato, quando la realtà presenta dejà vu col sogno ancora negli occhi.
Giovanni se l'era perso, non si dava pace e tormentava Caterina con domande sempre uguali su quanto avesse visto quella mattina, quando lui si era distratto giusto un attimo per prendere la macchina fotografica nella sacca.
- Per l'ultima volta: ho visto un guizzo di arancione e turchese. Niente altro -, se la rideva lei.
Svelare i misteri ai sognatori è come dar loro un album già dotato di tutte le figurine e Caterina ci teneva alla fantasia del marito.
Nell'attesa del prossimo solstizio, anche lei si sarebbe data da fare: quel Martino era davvero un pescatore affascinante e chissà che non si sarebbe fatto immortalare dall'unica che l'aveva visto.
Nella vita monotona di Caterina era esploso l'hobby della fotografia.
Quando Martino si mostra, si può credere nella magia e nella possibilità che un sogno si avveri.
Quando Martino si mostra... testo di Deaexmachina