Contenuti per adulti
Questo testo contiene in toto o in parte contenuti per adulti ed è pertanto è riservato a lettori che accettano di leggerli.
Lo staff declina ogni responsabilità nei confronti di coloro che si potrebbero sentire offesi o la cui sensibilità potrebbe essere urtata.
Quando entro in un ospedale, provo solo invidia. Guardo tutti questi feriti, queste persone malate e a pezzi. La loro vita sta crollando. Non c'è niente di più importante per loro in questo momento che guarire. Stare meglio. Qualsiasi altro problema stesse gravando su di loro, ora può essere ignorato.
Non devono pagare la bolletta del gas, oggi. Non devono chiamare la nonna per ringraziarla del regalo di compleanno. Non devono rompere con i loro fidanzati o firmare documenti importanti.
Non oggi.
Oggi è un lasciapassare gratuito. E cosa bisogna fare per ottenerlo? Bisogna soffrire. Bisogna provare dolore. Bisogna essere allo sbando. Tutte cose che rendono gli ospedali così attraenti.
Ho camminato per i corridoi di molti campus universitari, e credo che assomiglino a quelli degli ospedali. Ma quando attraversi gli edifici universitari, c'è un ronzio sommesso. È un rumore bianco. Tutti lì sono solo un ritaglio. Sono tutti impegnati a preoccuparsi, studiare e immaginare il proprio futuro.
Invece posso camminare in un ospedale che ha lo stesso linoleum, gli stessi pannelli di legno e gli stessi numeri sulle porte, e vedo solo dolore. Vedo fragili lotte. Vedo l'espressione sfinita di un medico che corre da un posto all'altro solo per dare cattive notizie.
Una televisione è accesa in una stanza dove c'è una donna sdraiata sul letto, ma non la sta guardando. La sua mente è altrove. La sua mente sta contemplando la fine dell'esistenza. Quanto è più interessante lei del diciannovenne studente del secondo anno che si è infilato nel piccolo spazio sotto una tromba delle scale con il portatile aperto e gli auricolari nelle orecchie! I malati sono infinitamente più interessanti.
Lo studente universitario è bloccato nel presente. È completamente immerso in pensieri e idee aridi che sono rilevanti per lui oggi; deve finire un progetto. La musica nelle sue orecchie si trasforma in immagini nella sua mente. Sta succedendo tutto dal vivo, lo sta vivendo ora.
Ma se passo davanti a una stanza d'ospedale dove c'è una donna avvolta nelle bende, so che non sta pensando di scaricare app. Non è preoccupata per la presentazione PowerPoint che le è stato ordinato di preparare entro lunedì. I suoi capi si aspettano la presentazione, ma non avevano previsto l'incidente. Nessuno l'ha previsto. L'impatto l'ha sfigurata. I suoi capi semplicemente affideranno quel lavoro a qualcun altro.
Proprio prima che la sua macchina svoltasse a sinistra dalla corsia laterale, dando per scontato che la corsia di immissione fosse vuota, questa donna pensava che quella presentazione in PowerPoint l'avrebbe uccisa. E ora la morte le è rimasta davvero impressa nella mente, trattenendo i suoi pensieri.
Non ha spazio nella mente, nel cuore o nel corpo per pensare a una presentazione in PowerPoint, perchè non c'è spazio dentro di sé per fare altro che respirare. E non sa per quanto tempo ancora potrà farlo. Ma nemmeno respirare è qualcosa a cui pensa.
I suoi pensieri sono rivolti a migliaia di ricordi, migliaia di istantanee. Tutto le scorre invisibile davanti agli occhi; non sarebbe in grado di decifrare il testo di una canzone se l'ascoltasse negli auricolari, non riuscirebbe a trovare una buona offerta nella vetrina di un negozio. Perchè non è presente. È appesa ad un alto albero di metallo: la sacca con la flebo la sta alimentando lentamente. I monitor le ricordano che questo potrebbe essere il suo ultimo posto; non è più connessa ai suoi vestiti insanguinati, appallottolati in un sacchetto di plastica appoggiato a una sedia in un angolo. È scoperta. Il suo fantasma. Nuda dalle restrizioni della vita reale.
La puntina del tempo non la inchioda al presente. Nell'incidente è successo qualcosa e quella puntina è volata via. Lei è libera di fluttuare ovunque nell'universo. Ed è quello che sta succedendo. Anche se tocca le bende, non le sente. Anzi, sente le ferite come una scottatura solare.
Trova l'oceano. Nuota tra le onde mentre un aereo lancia un messaggio nel cielo: "Sconto del 50% su tutte le cene prima delle 17.00". Cinquanta per cento. La sua faccia arriva al 50%? Le fa male ogni volta che cerca di tornare a galleggiare nel suo corpo. Non c'è più abbastanza spazio per lei, è cresciuta troppo. Il suo corpo non è nel cielo o nell'oceano. Il suo corpo ha trovato la puntina da disegno. Il suo corpo la rifiuta.
Il ricordo del camion che sbriciola la parte anteriore della sua Audi è uno scivolo che si trova sopra un altro scivolo che contiene il ricordo di suo nonno che la portava al parco giochi un venerdì pomeriggio, mentre i suoi genitori erano in tribunale e lui doveva farle da babysitter. "Ricordo", dice a bassa voce, nel suo fantasma. "Era una passeggiata tranquilla, ma a un certo punto ho alzato lo sguardo verso di lui e gli ho detto che gli volevo bene."
E naturalmente lui le disse la stessa cosa.
C'è un'altra diapositiva, con la nascita di suo figlio. È stato un travaglio lungo, ma questa diapositiva rappresenta il momento in cui glielo hanno messo sul petto. È stato lui a sopravvivere. Lui, quello il cui forte grido le ha fatto sgretolare il viso in lacrime. È buffo come in certe situazioni non ti dispiaccia il sangue. Come ora. Le sue mani sono insanguinate, il sangue è secco e incrostato. Ha tenuto in braccio suo figlio quando era insanguinato: ma stava appena iniziando a respirare. Lei invece sta perdendo la capacità di respirare.
Ci sono bip, tubi, fili e gente che borbotta. Lo stato attuale del pronto soccorso diventa un'altra diapositiva che si aggiunge a tutte le altre e quando la luce le attraversa, tutto della sua vita viene proiettato. Tutto brilla e non ha senso, ma lei è attratta dalla luce. Sembra che tutto sia in fiamme. I suoi ricordi sono minuscoli ritratti di cellophane, immagini di plastica della sua vita passata.
La cosa straordinaria è che riesce a vedere tutto nello stesso istante, ed è tutto così bello, come un dipinto. Come un viaggio intorno al mondo. E anche se tutto sembra solo un gran rumore, chiude gli occhi... e osserva tutto per un'ultima volta.