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Il prigioniero
sentiva un gran calore
alle sue spalle.
Non sapeva fosse fuoco
forse non lo avrebbe
mai saputo.
Ogni tanto distingueva
un bagliore di luce
riflesso sulla roccia
ma bastava un istante
per smorzarlo.
Il suo collo era bloccato
da un gancio nella pietra
gli occhi nemmeno
poteva roteare
e tutto ciò che
la retta traiettoria
gli mostrava
altro non era
ciò che lui
pensava di vedere.
Qualcuno aveva posto
un po' più in la'
forme
oggetti
in modo da poter donare
ai detenuti
un'idea falsata della realtà.
Non era solo
infatti.
Altri uomini come lui
dividevano lo stesso
triste destino.
Non poteva conoscerne
le sembianze
ma ne sentiva sulla pelle
il respiro
e ciò bastava a fargli capire
che fossero vivi.
Un dì
le corde riuscì a spezzare
e fuori dalla caverna
infine si trovò.
Si accorse del fuoco
degli oggetti
che aveva creduto
esseri viventi.
Fu solo allora
che capi'
di aver vissuto
per tutta la vita
in un'idea falsata.
Ancora camminò
ma la luce del sole
gli occhi gli abbaglio'
e avendo paura
di quel che non conosceva
il tornare indietro
lo tento'.
Eppure resistette
spinto dalla curiosità
e man mano
che la vista gli si rischiaro'
si accorse
di quanto bello fosse
il mondo vero
e pianse a lungo
per tutto ciò
che aveva perso.
Alla mente
gli riaffiorarono
gli altri prigionieri
come lui ignari
della verità.
Indietro corse
per poterli liberare
affinché godessero
con lui
del sommo piacere
della consapevolezza.
Entusiasta
a lungo loro parlò
dell'immenso
oltre quel muro
quelle rocce.
Pensava che tutti
lo pregassero
di spezzare quelle catene.
Nessuno lo fece.
Nessuno lo volle.
Nessuno si mosse.
Perché da sempre
il nemico
più temuto dall'uomo
è la Felicità.