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Ritorno
All'ingresso dell'autostrada la visione di un Botero
dilata i concetti che si deformano nel pensiero,
dal fondo di questa dilatazione una macchia
di Rorschach mi occupa la mente
come il gatto che passeggia nel cervello di Baudelaire;
è un segno attaccato al suo nome che si trascina,
a mó di strascico di lumaca vuole tirarsi fuori da abissi
in cui non sono ancora stato. Compenso con l'immaginario
la mancanza che da angoscia muta in godimento
lanciato alla ricerca dei luoghi in cui mi sono visto
È da qui che vedo la punta del Parnaso, come un solitario
Apollo senza muse immagino la veduta di Tebe,
una Delft delle torri con le ore molli
che allentano i tendini della Polis, per conoscere
nella colpa e nel sapere che l'oracolo richiede.
Nella forma la città ha il respiro della corona d'alloro,
Cassandra sacerdotessa consacrata al dio
per conoscere ricorre al disincanto dionisiaco.
Edipo con la conoscenza di Tiresia si perde
nel passo di Laio, inciampando in Giocasta
e strappandosi gli occhi per vedere la voce. Solo allora
significanti accesso della coscienza compaiono
dallo specchietto retrovisore scavando
significati competitor dal desiderio della Cosa.
Come i passeri della Woolf il casellante mi parla in greco
dell'esordio vocale sulle molte fosse lasciate nel percorso
~
Una parola mi ricorda quello che sono, poi un'immagine:
un uomo che ascolta le pulsioni del tempio
che raccontano l'Agorà delle tesi d'insieme.
Come il tempio greco fissa in immagini
un sogno del dio che si presenta
agli uomini, la ragione fissa in forme
uno sguardo avanzato sull'immediato di Psiche,
- la finzione come forma della vita -
mi restituisce a un tempo delle virtù che ho dimenticato,
amore è un regalo, appartenenza la soglia,
sentiero abitudinario tracciato da rituali
tramandati nell' antica commedia che sono;
sono con sorelle e fratelli millenari di quesiti e vaticini che illuminano
il cammino come strascico di cometa.
Vivo l'età aurea di Dioniso e della gioia.
Gli dei siano benevoli nell'ora del ritorno.