Se ti aspetti la pioggia, pioverà. Se però te la auguri, a bagnarsi saranno soltanto i tuoi desideri.
Ho comprato un ombrello in un negozio lontano chilometri da dove abito. Ho guidato fin lì spinto dal volantino che ho trovato sotto il tergicristallo.
All’apparenza si tratta di un banale ombrello, di quelli tradizionali, piuttosto robusto, di buona qualità. Niente di speciale, comunque. Ma quanto recitava il dépliant mi ha incuriosito al punto da non poter far a meno di attraversare la città e comprarlo.
L’ho inaugurato a casa mia, sul terrazzo in cima al palazzo in cui abito. Non volevo testimoni, qualora ci fossero stati danni. L’ho aperto, e quando già immaginavo d’essere stato truffato, ha iniziato a piovere. Non acqua però. Chicchi di riso, e un istante dopo, pistilli di zafferano. L’ho chiuso.
Non subito, non sono una persona perspicace, ma a distanza di qualche ora, le mie sinapsi hanno stabilito il nesso. Avevo desiderato mangiare risotto alla milanese. Anzi, me ne era venuta una gran voglia.
A quel punto, mi sono chiesto di cosa avessi realmente bisogno. Un auto nuova, è stato mio il primo pensiero. E allora mi sono concentrato su questo. Stavo per riaprire l’ombrello quando ho realizzato che sarebbe stato pericoloso far piovere automobili. E che magari sarebbero piovuti carburatori, volanti, pneumatici. Come per il risotto, i componenti.
Ma poi, un automobile, era davvero la cosa più importante per me? Tra l'altro, non stavo considerando la possibità che potesse esseci un numero limitato di desideri. Fossero stati per esempio due soltanto? Non potevo rischiare di sprecare l’opportunità più grande della mia vita. Allora, su cosa dovevo concentrarmi? Sul danaro? Forse era un’idea ancor più pericolosa. Chissà cosa sarebbe successo giù in strada. E se fosse piovuta filigrana e poi inchiostro?
Poi, con naturalezza, nella mia mente si è fatto largo un solo, grande pensiero. Lei.
Ma come desiderarla nella maniera giusta? Immaginate la tragedia, fossero piovuti ossa e organi… Ho provato a scacciarla dalla testa, ma il fiume dei pensieri era inarrestabile. Eravamo sulla spiaggia. Eravamo giovani. C’era il sole, il dolce sciabordio delle onde, e c’era lei. Che sorrideva. Ho aperto l’ombrello, perché quel sogno ad occhi aperti s’era fatto troppo pressante, e iniziavo a sentirmi soffocare.
Ho alzato gli occhi al cielo. Stille di luce scendevano inesorabili e si posavano sulle piastrelle del terrazzo. Sabbia, che luccicava al sole. In poco tempo il terrazzo è sparito, e mi sono ritrovato circondato da dune, abbacinato da un sole imperioso. Con la mano di taglio sulla fronte ho scrutato l’orizzonte. Ho scorto un’ombra venirmi incontro. Riuscivo appena a distinguerne i contorni. Mentre la fissavo, ho sentito bussare su una spalla.
Mi sono voltato. Ero io a richiamare la mia attenzione. Come allo specchio, mi sono visto sorridermi, anche se sono certo che non stessi sorridendo. Subito dopo l’altro me ha reclamato il mio posto - il suo posto - con un movimento sussultorio della mano che non lasciava spazio a fraintendimenti.
Così mi sono fatto da parte, e mi sono visto aspettare l’ombra, e quando l’ombra ha assunto le fattezze di lei, mi sono visto prenderla per mano e allontanarmi sul mare di sabbia.
All’ombra del mio ombrello nuovo mi sono sentito stupido. Ho ricordato cosa diceva il volantino. Ho chiuso l’ombrello e ho iniziato a cercare sulla rubrica del cellulare il suo numero
Se ti aspetti la pioggia, pioverà. testo di castagno1