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- Lisbona è una terrazza alla periferia dell'anima, dignitosa e umile; una miscela di colori pastello e suoni infatuati.Una baia di ricovero per memorie sparse, al di là del mare.-
La locanda era in cima alla salita, ad angolo, nell’ultimo edificio prima dell’ingresso al barrio alto.Con le pareti rivestite di legno scuro; poca luce e una miriade di vecchi arnesi da pesca appesi ai muri.
Lei, di una bellezza esagerata, sedeva in un angolo, su di una poltrona rivestita di velluto rosso. I capelli lunghi scendevano dalle sue spalle e accarezzavano il bracciolo; e i suoi occhi grigio-verdi, nella penombra, custodivano l’anima irrequieta di chi ama per vivere.
Non si era mai capito, quanto l’esagerata bellezza dei suoi lineamenti, mentisse o rivelasse, riguardo all’innata propensione a scivolare negli abissi della propria anima, celando le proprie angosce sotto un manto di colorata freschezza.
Egli aprì lentamente il pesante portone, insinuando un flebile raggio di luce nella stanza satura di tormenti; lei lo guardò stupita, e riconobbe l’antica attitudine dell’essere umano a tendere la mano a chi più di ogni altro, si è tenuti lontano. Ella sorrise maliziosa; e mentì, ancora una volta.
Fuori in strada, oltre la curva di San Sebastiano, la strada riluceva di un’antica calura venuta da lontano; da molto prima che il Re abdicasse, dal suo colorato eremo di Sintra.
Il giorno che succedeva la festa del santo patrono, si rivelava in tutta la sua misera realtà. Pochi lenzuoli stesi ad asciugare, maculavano il cielo insieme alle nuvole e presagivano un lento, inesorabile ritorno alle cose quotidiane.
Nessuno lo vide passare – o almeno nessuno ammise di averlo visto passare – e incunearsi nei vicoli mai dimenticati, tra i quali ella lo attendeva da più di un decennio.
Elegante e con il cappello in mano evitò di bussare. Entrò. Con lentezza e decisione, nel patio ombreggiato dove risuonava imperterrito il getto d’acqua del piccolo fontanile barocco, ricoperto di muschio.
La prima, e forse l’unica luce che lo accolse, furono gli occhi spalancati e magnetici di lei. Dapprima impauriti e sospettosi; si adagiarono armoniosamente sulle morbide e profonde rughe che cucivano divinamente il taglio dei suoi occhi. Bella in modo disarmante.
Non dissero niente; entrambi.
Lui tagliò in diagonale la stanza buia, con due passi ben cadenzati; raggiunse il massiccio tavolo in legno di quercia, ove posò il proprio cappello. Rimanendo di spalle, al cospetto della donna per cui più di uomo preferì prendere definitivamente il mare, se non addirittura togliersi la vita.
Lei, con grande eleganza si alzò dalla poltrona dirigendosi alla credenza alla sua destra, senza proferire parola aprì uno sportello, estrasse due bicchieri e una bottiglia immacolata. Versò un liquore color petrolio, ruppe del ghiaccio e pronunciò le solenni parole: - Ora possiamo brindare, figlio di puttana.-