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Vi capita mai di pensare all'Odissea che ha dovuto affrontare Ulisse per poter ritrovare sé stesso ed i suoi cari? A me capita molte volte in questo periodo. Ulisse, uomo di coraggio ed astuzia dotato, ha mai avuto paura di non farcela nel suo percorso? Ha mai avuto paura di non riuscire a ritrovare se stesso? Di perdersi e non ritornare mai più a Casa? Mi chiedo se anche lui, uomo da coraggio fornito, abbia mai dubitato di sé, delle sue capacità quasi divine. Non nascondo che se così fosse, la mia persona si sentirebbe tanto confortata. Da sempre l'essere umano nutre, viene divorato, dal timore del "Non essere abbastanza". Al contempo sfugge a sguardo irrequieto di mondo crudele, reso tale d'altra gente,anch'essa insicura di sé. Mondo pronto al giudizio continuo verso l'altro, per rassicurare propri valori. Inutile dirsi però che, nonostante questa tecnica di freddezza verso l'altra persona, si vien a conoscenza solo e soltanto delle proprie debolezze.
Ulisse, uomo scaltro, a pensiero l'altrui gente alcun peso dava. Seppur anch'egli cadde nella persuasione ch'altri potessero scegliere sua via di vita. Rimembrando però di sua moglie Penelope, e di loro figlio Telemaco, al pensier rivolto a Casa sua, ed al fato ch'ella toccava senza di sé, egli sollevò le proprie ceneri e ne fece ali nuove.
Ulisse, benché Omero si vide bene dal renderlo quasi uomo divino perfetto, stento a credere nella sua perfezione umana. O per meglio dire, stento esista perfezione umana con assenza di debolezze, mascherate da armature potenti.
A tal punto mi chiedo se esista un Ulisse in ognuno di noi, uomo reso forte sull'alba della consapevolezza delle proprie debolezze.
Ognuno trovi la risposta entro proprio cuore, entro propria anima.