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Nel paese dei balocchi,
dove le risate volano leggere,
lui era il re della festa,
il sorriso che tutti amavano,
il padre che tutti invidiavano.
Le sue mani, che sembravano carezze,
erano invece gabbie dorate,
non era il cocchiere della fiaba di Collodi ,
sotto le coperte, il buio che cresce,
mentre il mondo fuori dormiva tranquillo.
“È solo un gioco,” diceva,
mentre il suo respiro mi incatenava
un segreto sussurrato nella notte,
lì dove i sogni si infrangono e diventano incubi
e l’amore si trasforma in paura,
la sua , la mia , entrambe …
Ma nessuno vedeva
la sua faccia che cambiava
quando chiudeva la porta,
nessuno sapeva
che il mostro era lui,
mentre il mondo applaudiva.
E io, bambina silenziosa,
con gli occhi che non sapevano parlare,
nascondevo la verità tra le ombre,
mentre lui, nella luce, continuava a mentire,
trasformando il dolore in sporcizia.
Il paese dei balocchi,
dove il gioco è regola,
e il mostro ha il volto di chi dovrebbe proteggerti,
è un posto dove le favole non esistono,
solo il vuoto che nessuno sa raccontare.