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Scendo dove il tempo si piega,
ove il buio ha il colore del sonno
e il respiro si scioglie in bolle di vetro,
lente, nell’eco liquida del nulla.
Qui dormono i giganti sommersi,
ossature di navi ingoiate dal sale,
lingue di alghe che sussurrano storie
a perle cieche e conchiglie in ascolto.
Mani d’ombra frugano nel limo,
scovano tesori che il sole ha scordato,
monete opache, gemme silenti,
trofei di naufragi senza nome.
E più giù, oltre il pensiero,
tra cortine di pesci dai vitrei corpi,
giacciono i segreti della notte d’acqua,
custoditi da occhi che non sanno morire.
Forse, anche il tempo è affondato qui,
tra le braccia di un sogno senza sponde,
dove il mare tiene stretto il respiro
di ciò che il mondo crede perduto.
