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A quegli occhi d'ebano, a loro dedico le mie parole: a quegli occhi che, specchio di luce che trasformi in buio, creano tristezza e malinconia; ma appena mi giro, quegli occhi me li immagino ridenti di vita, e liberi di scrutare dalla tua gabbietta di carne ed ossa un futuro roseo.
A quella tua pelle che ritieni imperfetta, a lei dedico le mie parole: a quella pelle ruvida, di cui ti rammarichi invano, ché io vedo oltre la superficie; il mio premio più ambito, tenuto segreto da quella tua arsa terra, che anche se secca, è germe di vita.
A quel tuo piccolo caratterino spinoso, ad esso dedico le mie parole: ti credi forte, in quel piccolo scrigno dorato che ti rende unica; sei Audace, e il giuramento sembra tuo. Lotteresti draghi e mostri, ma sei consapevole di essere bloccata in una gabbia di lindi cristalli, neri, come il colore che ti dona mistero.
Al vuoto che mi crei, ad esso dedico le mie parole: quel dolore, che spesso ho provato e con cui ho imparato a convivere ormai da tempo: sei la parte scappata dal mio cuore, e ti cerco, perché spero tu possa colmarlo.
A te dedico le mie parole, eterne e vane, nel sacro che ti custodisce e mi nega.