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Come il Titano che mite il mare attende
Così sta il Monte Conero a vellicar le acque
Di onde e scogli che sognar si pretende
Il manto terso cinge quel ventre oscuro
Che comandar non può sulla nivea roccia
Lumi della piazza bramano un tempo venturo
In cui v’è meraviglia anche per una sola goccia
Poi si sale al passo con spedito ciglio
A cercar chi di quella meraviglia è figlio
Frammezzo verdi teche e trame
Scorgiam l’irta via che reca al reame
E vi è chi osa senza tema del periglio
A raggiunger con vanagloria le marine lame
Del vento le sorelle si miran sottane
Come assise sul mare e di moscioli cinte
A regnar sulla spiaggia sì grata a Nettuno
Che ivi approda con galee mai vinte
Alfine lo veggiamo, l’atro lineamento oblungo
Che il fondale solca remoto e propinquo
Come a celar di Atlante il manufatto
Che sotto il velo dell’acqua guata
Dal florido cinguettar attratto