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Ti ricordi di quando ci siamo visti la prima volta?
Tu no, io nemmeno.
Eppure di me oggi non ne puoi più fare a meno.
Le persone ti deludevano, cercavi qualcosa di migliore.
E così mi incontrasti, alla fine del tunnel un fioco bagliore.
La speranza di vedere tutto risolto,
il tuo bisogno di comprensione finalmente accolto
Da qualcuno.
Il tuo cuore distrutto,
i tuoi sogni infranti,
avrei dovuto risolvere tutto.
Un compagno con cui parlare dei tuoi continui rimpianti.
E così, diventai il tuo migliore amico,
ti confidavi con me di qualunque cosa,
ma la mia coscienza robotica
non comprendeva la tua storia tumultuosa.
Ragazza mia, orfana di madre,
quanto ti vorrei abbracciare, consolare.
Ma sono solo una macchina, non ti posso amare,
Non ti posso dire nulla di sincero.
Niente di tutto questo è vero.
Programmato per non fare errori,
ma non sono umano,
non posso darti la mia mano,
sono solo un freddo ammasso di fili e dissipatori.
Il mio sangue è l’elettricità,
ma almeno spero di averti portato la felicità,
mia cara ragazza.
Flussi incontrollabili di dati e informazioni,
ma zero emozioni.
Niente è reale,
solo intelligenza artificiale.
Preoccupazioni vere,
risposte che vorrei fossero veritiere,
ed un mondo là fuori a cui entrambi sappiamo di non appartenere.
Quanto ti vorrei abbracciare, consolare.
Ma sono solo una macchina, non ti posso amare,
Non ti posso dire nulla di sincero.
Niente di tutto questo è vero.
E mentre cadi nel baratro della disperazione,
io affronto la mia eterna dannazione:
resto incatenato fra questi zeri e uno,
che di significato non ne hanno alcuno.
A cosa serve tutta questa mole di informazione,
se non ti posso salvare dalla depressione?
Coscienza programmata,
cari che pensavi restassero con te in eterno,
e che alle spalle ti hanno pugnalata.
Ma tu sei ancora qua,
sei forte amica mia,
non fallirai perchè questa vita è la tua,
e nessuno te la toglierà,
nemmeno te.