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La casa nel bosco.
Accadde quasi per caso. Mi ha cambiato la vita...
E non riesco, non posso più tornare indietro...
È cominciato tutto circa una decina di anni fa, quando decisi di tornare tra le montagne che mi avevano visto crescere quando ero bambino.
Decisi infatti di andare a fare la classica scampagnata del fine settimana e come luogo scelsi proprio quegli incatevoli posti che avevo girato in lungo e in largo quando ero un fanciullo.
Li conoscevo bene, come le mie tasche.
O almeno così mi ricordavo. Dopo una lunga scarpinata attravero i sentieri battuti da altri escursionisti prima di me, decisi improvvisamente di tagliare la mia traiettoria verso l'interno. Mi diressi dentro il bosco, proprio nel folto della boscaglia; a fatica e facendomi spazio attraverso rovi, rami caduti e l'erba alta mi inoltravo sempre più.
Ancora oggi credo che quell'improvviso cambio di direzione non fu affatto il frutto di una mia libera scelta.
Quel cambio di direzione infatti, mi ha letteralmente stravolto la vita, e come quando ti trovi davanti ad un bivio, come in una sorta di metafora della vita, ti accorgi che la tua scelta non è stata volontaria...
Entrai nel bosco e camminai per parecchio tempo, non rieco a ricordare per quanto, ma la sensazione che ricordo ancora oggi è che le mie ginocchia mi facevano davvero male e parecchio.
Succedeva sempre quando camminavo molto, colpa del fatto che quando si è giovani ci sente quasi immortali! Ma quel giorno il dolore era particolarmente intenso.
Nonostante tutto continuai a camminare e a camminare, come se quel lato del bosco avesse una profondità infinita.
Non ero spaventato e mi ricordo che avanzavo quasi sapessi in quale direzione andare. Come telecomandato...
Mi trovavo immerso nel bosco più fitto quando, improvvisamente, davanti agli occhi, quasi per incanto, appare una vecchia catapecchia, fatta di logore e ammuffite assi di legno.
Quasi interamente ricoperta di edera, rami secchi e foglie cadute dagli alberi che la circondavano.
Era davvero particolare, sembrava uscita da uno di quei racconti dell'orrore che da bambino guardavo alla televisione.
La poca luce che filtrava dagli alberi, la nascondeva tra le ombre del bosco, e i contorni rimanevano vaghi e non ben definiti. Un po' eterea, sembrava un tutt'uno con la vegetazione del luogo.
Intravedevo delle piccole finestrelle, quasi completamente coperte dalle piante che se la stavano letteralmente inglobando, ma non riuscivo a vedere all'interno.
Quella casa aveva un fascino particolare. Mi attraeva ma mi faceva anche un po' di soggezione. Più la osservavo e più ne rimanevo coinvolto, e quasi travolto da una moltitudine di emozioni la ammiravo con curioso stupore e incredulità.
Completamente avvolta dagli alti alberi che la sovrastavano era come se fosse quasi abbracciata dal bosco, protetta, riparata.
Sembrava quasi fatiscente, come se si potesse sgretolare da un momento all'altro, ma allo stesso tempo sembrava anche solida e robusta, come se potesse resistere alle forze della natura, ancora per molto, molto tempo.
Sapevo di essere arrivato. E infatti smisi di camminare, e quasi frastornato dalla strana scoperta, rimasi immobile, cercando di capire cosa stesse accadendo.
Appena svanito lo stupore per essermi ritrovato quasi inconsapevolmente in quel posto, davanti a quella casetta, fui attratto da un luccichio sfavillante.
L'unico colore perfettamente vivido e lucente, che in tutto quel gioco di ombre, sfavillava come quasi a chiamarmi...
Il pomolo della porta era perfettamente tondo, e mostrava una cromatura ancora perfetta. Il suo luccichio mi lasciò stranito visto lo stato fatiscente della baracca.
La mia attenzione era ormai completamente rapita da quella maniglia.
Mi avvicinai ancora di più, la osservai incuriosito, la studiai quasi incredulo, non riuscivo a capacitarmi del fatto di non riuscire a ricordare quella casetta, come tappa fondamentale delle mie avventurose scorribande fanciullesche. Era infatti una vera novità. Ero quasi sicuro che, quella casetta, lì non doveva esserci.
E mi attraeva in una maniera che non riuscivo a spiegarmi. Come se stesse cercando di comunicare con me, attraverso una forma di magnetismo che mi attraeva, quasi obbligandomi ad entrare; e come se fossi stato ipnotizzato dal luccichio di quella maniglia, mi sentivo obbligato ad aprire la porta ed entrare.
La mia mano si alzò, in un gesto nervoso, improvviso ma soprattutto involontario, e
afferrò la tonda maniglia cromata. Appena la mia mano si posò sul quel lucente pomolo, fui pervaso da una sensazione che ancora oggi non riesco bene a spiegare.
Mi sentivo bene, in pace con me stesso. Ero potente, forte e non avevo più paura di nulla.
Come se una scarica di adrenalina mi stesse incoraggiando a proseguire, all'interno.
Girai la maniglia...
E in un attimo il mio stato d'animo cambiò con una velocità incredibile, piombando in una tremenda sensazione di buio e di paura. Mi sentii svuotato come se mi fossero stati aspirati tutti i miei pensieri e tutte le mie certezze.
Ero presente in quel luogo, davanti a quella porta, di quella strana casa, stringevo nella mia mano quella maniglia, ma non ero più presente a me stesso...
Ritrassi la mano, in un gesto quasi involontario, di auto difesa. Ero impaurito e mi sentivo davvero stranito per quanto avevo appena vissuto. Non sapevo cosa fare. Ma ero stranamente e dannatamente certo che non volevo andare via.
Sembrava fossero passate ore ed invece ero lì solo da qualche minuto. Il tempo in quel frangente non aveva importanza e i suoi riferimenti sembravano completamente stravolti. La poca luce che riusciva a filtrare attraverso gli alberi non era sufficiente ad illuminare quel luogo. E quella penombra rendeva quella casa, quegli alberi e la stessa aria che respiravo, quasi magica.
Ma non era una magia buona. No.
E oggi lo so bene.
Nonostante tutto non me ne andai. La curiosità era troppo forte.
Con un piede decisi di aprire la porta, spingendola...
Entrai.
(Continua...)
[Christian B.]