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Uno scultore
- Lei è una carogna, signore!- disse il mio mercante d'arte in un accesso di sincerità. Eravamo nel suo negozio ed io sedevo tranquillamente su una poltrona Luigi XIV fumando la mia pipa.
- Vada avanti George! - lo incitai io.
- Il fatto è che quelle pietre informi dalle vaghe sembianze umane non significano nulla. Chi le acquista non ne trarrà alcun vantaggio!
- Mi meravigli, tu sai che chi compra opere d'arte è ricco, compra per fare un investimento. E i ricchi non capiscono nulla di arte. Il pensiero dell'artista non verrà mai compreso da quei pancioni pieni di vermi con le tasche sul culo piene di soldi. In realtà bisognerebbe regalarle ai poveri. Ma questi non saprebbero che farne, anche se sono sicuro che le comprenderebbero.
Il mio amico mercante d'arte era lui stesso un ciarlatano e un ignorante, ma forte della sua posizione pretendeva di capire l'arte come un montanaro pretende di capire l'arabo o il cinese. Ma a me stava bene. Il bifolco vendeva le mie opere ed io potevo continuare a vivere e a lavorare.
Quel pomeriggio stavamo aspettando un cliente che mi aveva commissionato un lavoro. E per la prima volta George doveva osservarmi al lavoro; deciso anch'egli di diventare artista.
Il cliente arrivò. Ci mettemmo subito d'accordo. Dopo un po' ero già nel mio studio. Chiamai subito l'impresa che mi avrebbe fornito il gesso il lavoro ,mentre George si sedette su uno dei miei trespoli.
Quando il gesso colò nel mio studio attraverso un grosso tubo che era collegato al soffitto, non mi accorsi che quell'imbecille del mio mercante d'arte si era addormentato proprio dove io avrei dovuto lavorare il materiale appena questo si fosse rappreso.
Schiacciai il mio scalpello col mio martello trapanando il cranio di George. Questo generò un curioso contrasto tra il bianco e le numerose sfumature di rosso. Un effetto sorprendente.
Allora mi resi conto della tragica disgrazia. E convinto del fatto che George doveva essere già morto per asfissia, continuai a lavorare indefessamente fino ad opera compiuta.
Quando i lavoranti portarono via la scultura pensai: - Che c'è di meglio, per uno che voleva diventare scultore essere per sempre una statua lui stesso?
23 luglio 1996