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Turbonegroni Amaro
Sono un sepolcro non risorto E quelle voci che sento esistono davvero! Un coro rauco, un lamento distorto, Di marinai ubriachi in un eterno bevero.
Le luci al neon sfrigolano nel cranio, Un blues di catrame mi cola nelle vene. Il Captain Poon è un fantasma tiranno, Che ancora mi spinge a scalare le catene.
Asfalto fuso e birra a buon mercato, Un amplificatore che urla la sua pena. L'odore acre del vizio sfrenato, Una litania dark che non si dilegua.
Non c'è sedizione in questo bordello, Solo chitarre distorte e un basso che picchia. L'anima è un relitto, un vecchio fardello, E il cuore un tamburo che la notte scorticchia.
Turbonegro amaro, veleno e miele, Un pugno nello stomaco, un bacio crudele. La mia carne è un palco, le ossa un vinile, E la tua musica è un demone fedele.
Cammino tra ombre di giacche di pelle, Sguardi persi in un eterno presente. Questa tristezza che non si ribella, È l'eco infinita di un urlo possente.
Sono un sepolcro non risorto, lo so, E in questo amaro Turbonegroni io resto e mi abbevero come un poppante alla "zezzrnella". Un'anima in pena che non chiede riposo, Finché l'ultima nota non sarà un pretesto