Saintes Maries de la Mer III

scritto da Mary Read
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Lo avevo dimenticato, troppo irruente. era in disordine e l'ho sistemato. Sono un' irriducibile, lo so, ci provo lo stesso...
- Nota dell'autore Mary Read

Testo: Saintes Maries de la Mer III
di Mary Read

Ero tranquilla a bordo, stanca delle ultime manovre di attracco in questo porto dal fondale così basso e temibile e dalle ultime due giornate di marosi capricciosi e violenti per giungere a casa. Qualcuno mi è venuto a cercare. Aveva delle buone ragioni.
Stavo assaporando una serata a guardare il limitare del porto, le case alte, colorate e quel sottile odore di fumo che sprigionavano i comignoli che arrivava sino a me.
Vedevo la mia  terra marcia di sale e pesce e come musica in sottofondo, il tintinnio del sartiame, in lontananza la campana della chiesa del paese che rintoccava il Vespro e provavo a scrivere il diario di bordo come tutte le sere.

‘Comandante, c’è un emissario di AdC che chiede il permesso di salire a bordo’
'Il suo nome per favore, Signor Bailey?’
‘Dice di chiamarsi Capitan Uncino e giuro, Signore, che ha proprio detto così’‘
'Permesso accordato, lo faccia salire, Signor Bailey’
Si è presentato con un regalo, il mio dolce preferito, un dolce antico a base di rum, crema e cioccolato che qui dalle mie parti lo chiamiamo ‘Sacripantina’, nome che deriva  da un re saraceno di Circassia e mi ha chiesto: ‘Perché in queste serate di calma apparente, non continui la storia?’
‘Sono felice che proprio tu mi dica di continuare e non di finire, non ho voglia di finire storie, non ho voglia di finire viaggi, non ho voglia di ‘finali’. E’ uno storico, una palla di cannone che finisce in un mare di ‘non-lettori, di consumatori seriali…Lo tengo per me’
‘Sei troppo severa, lo  sai che i gitani si sono schierati con lei? Potresti raccontarlo…Prima o poi lo sai che devi finire tutto, vero?...Ma c'é un goccio di rum su questa bagnarola?’
Gridai: ‘Signor Bailey!’
E parlammo di come avrei dovuto farla finita, davvero farla finita! Prima o poi, sorseggiando rum invecchiato, quasi per tutta la notte… E come un’ombra, un fantasma della mia mente, Uncino il Capitano dai cento volti e senza una mano, quella che scrive, nella notte buia, l’ho fatto sbarcare.
E’ stato allora che  ho capito che aveva ragione.
Avrei dovuto riprovarci e portarvi di nuovo laggiù e che la storia avrebbe potuto continuare e continuare, come una serie tv dei vostri dannati tempi e per quanto avessi voluto, perché la storia era con me, come piaceva a me e chi voleva poteva leggerla o infilarsela dove voleva, magari in qualche bottiglia e consegnarla per sempre al mare, come molte altre mie storie. La loro morte ideale.
Vi farò un riassunto, così non vi perderete nelle pieghe delle Ali di Carta del tempo e vi farò approdare di nuovo a Saintes Maries de la Mer.
La storia che avevo raccontato parlava di un prete, un certo Père Jean che aveva salvato un neonato dall’assalto dei pirati in una notte di orrore e morte che poi aveva battezzato con il nome di Laurent e di una donna, Sara, che era sfuggita agli stessi pirati.
Parlava della sua piccola chiesa, di un villaggio sulla costa francese, quando la Francia non era ancora la Francia e dei suoi abitanti sotto la protezione dell'Abbazia di Saint Gilles e raccontava che Laurent aveva degli strani incubi.
Gli strani incubi lo portavano in posti lontani, quando si risvegliava raccontava di scatole parlanti, di donne uomini diversi che parlavano una strana lingua, che c’erano misteriose cose che erano,  di sicuro, opera del diavolo.
Père Jean si era  rivolto a Sara che ormai si era inserita nel villaggio, bistrattata, additata e maledetta perchè nera, perché sfuggita alla morte in quella notte e quindi  in combutta con lui e con i diavoli pirati. 
 Lei lavorava all’Abbazia con il frate erborista  e aveva conoscenza di erbe e giovamenti per i corpi malati e  le menti infiammate  come quella di Laurent e stava curando la gente del villaggio in silenzio quasi in segreto e la guariva.
Aveva preparato un decotto che avrebbe dovuto aiutarlo e chissà forse guarirlo. Laurent lo aveva bevuto e si era addormentato. Si era ritrovato in un posto del tutto simile al nostro villaggio, ben accolto da altri ragazzini come lui. Rra come se anche lui facesse parte di quella gente, tutto era  stupefacente, c’erano strani avvenimenti,  il mare inghiottiva uomini donne e bambini, spettacoli di fuochi mirabolanti nel cielo ma quello che lo avevo colpito di più era quella grande, enorme chiesa dalle guglie d’oro che era situata proprio dov’é ora la mia piccola chiesa.
Laurent stava dormendo da giorni. 


Al villaggio, costa della Provencia anno 890, poco distante dall’Abbazia di Saint Gilles.

 La piazza del paese a quell’ora era avvolta da un sottile buio che faceva spazio a qualche spiraglio di luce che s’infiltrava a illuminare piano, piano tutti i banchi in legno, le carriole, i carri, le bestie e gli uomini. Si sentiva uno sferragliare di attrezzi  che avrebbero dato vita al mercato.
Le donne si affaccendavano solerti e  guardinghe per controllare la prima mercanzia, quella  era la migliore in vendita e scambiare, scambiare tutto quello che avevano cotto, prodotto o coltivato. Formavano capannelli e le voci si mescolavano ai versi degli animali, galli tacchini e oche ma anche cavalli cani e maiali, dando vita a un gran trambusto che sarebbe durato sino al tramonto.
‘Eccola sta arrivando’ la donna grossa, con un viso tondo che spuntava da un velo che le copriva tutto il capo, sollevava due pesanti cesti carichi di frutta,  aveva abbassato la voce ma lo sguardo pungente era diretto verso Sara con una veste lunga di un blu notte che s’intravedeva sotto il pelicon per ripararsi dal freddo, i capelli nerissimi legati in una treccia sulla nuca, un’apparizione, dal portamento regale.
La donna continuò guardandola: ‘Certo che é sfrontata!’
‘Zitta, zitta che ti sente, sente tutto con le sue orecchie diaboliche e non è vero che non capisce! Ormai la nostr a lingua la capisce benissimo’ e l’altra donna accanto chiusa in un lunga tunica tutto abbottonata sino al collo, sussurrò: ‘Si dice che abbia guarito il marito di Marcelle e anche il capo dei pescatori, che sia più brava del frate erborista. A me pare impossibile!  Dicono che alle sue pozioni aggiunge quelle parole in quella sua lingua!’ La terza donna quella più alta con una gualdracca dai bordi di pelliccia aggiunse:
 ‘Anche gli unguenti dicono miracolosi, guariscono ogni tipo di pustola, ferita o bubbone e sapete? Credono in molti  che il piccolo Juan abbia ripreso a parlare solo perché lei lo ha tenuto in braccio. Tutto questo è sacrilegio e il frate Abate dovrà prendere dei seri provvedimenti e allontanarla dall’Abbazia! Senza contare Père Laurent…’ L’occhiata maliziosa era carica di significato’.

...continuerà. 

Mary Read




Mare Nostrum, addì 5 Giugno 2025





Saintes Maries de la Mer III testo di Mary Read
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