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Profumo dell’adolescenza
Incastrato tra balugini di sole
Troppi rampicanti per distinguerne
La carne, poi, in un attimo, m’avvengo
In mezzo alle piastrelle e ai rami lucidi
Preda delle cosmogonie di avi pallidi
Dimentichi tra le fauci di un focolare
Sempre acceso per metà.
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Foglie di vite oscurano le mura,
Del camino è dolce il sapore della fuliggine
Mentre mi ci pulisco i denti, vado fuori,
Guardo, me nella cornice del vuoto
Che non c’è, il sole che si alza,
Io mi avvengo e piango.
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Cado, dormo di sasso, dentro ai muri
Di tutto ciò che, secco, con la pioggia,
S’avviene morbido. Mi ammorbidisco con lei.
Piango. L’acqua cade in disegni sensuali,
Mi emoziono e ancora piango, le lacrime
Si mischiano alla terra e fanno
Un tiepido sugo di fango:
Ora costruisco, ora
Mi chiamo
Casa.
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Metto le mani a piattino
Mentre indosso la notte, prego
Davanti allo specchio che queste
Ore tremende passino lente, perché io,
io voglio, io voglio sentire ogni attimo
Come se fosse nuovo, coperto,
Come se fosse il primo, sotto
Questo nuovo antico tetto.
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Mi scopro madre, focolare
Turbinio di cenere che si dissolve
Alle pendici di un tramonto toscano.
Vino, vino, vino. Ilare ore di celebrità,
Spacco i legni dalle risate, perché no,
Perché non ci sia da pensare.
Perché sotto il mio tetto
Si muoia di risate.
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Perché non ci sia da morire,
Sotto il mio tetto.
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Perché non ci siano
Altro che cascate
Di risate.