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Se non c’è fede,
che cosa resta,
in questo mondo sordo,
dove ogni cosa
cade nel vuoto?
È come aprire una porta
e trovare soltanto buio.
Nessuna luce.
Nessun respiro.
L’unica compagna
è la solitudine:
si siede accanto,
ti sfiora la pelle
come una lama
che accarezza
con lentezza crudele.
Ma talvolta —
ti culla nei momenti più bui,
come una madre antica
che non fa domande,
che consola
senza parlare.
Ti insegna a vivere
in altri modi,
a sentire il silenzio
come casa,
l’assenza come pelle,
il vuoto come spazio
dove qualcosa può ancora nascere.
Non riesco più a vedere
né amore,
né gioia,
né quella quiete
chiamata serenità.
Vedo soltanto
una ballerina stanca
che danza
senza fine.
I piedi insanguinati,
le ginocchia spezzate,
le ossa che gridano.
Se si ferma —
muore.
E io
con lei.
In ogni porta che apro
c’è la stessa condanna:
una ballerina
che si trascina,
senza musica,
senza palco,
sola —
in un eterno
che non risponde.
E allora mi chiedo:
esiste davvero qualcosa
che possa
tenermi a galla?
O un giorno,
senza avviso,
anche l’ultima porta
si aprirà —
sul nulla?