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Ho dormito accanto
a un'opera d'arte.
Una di quelle che guardi
e ti lascia mozzafiato.
La guardi meglio e noti
tante piccole imperfezioni
ed lì che cominci ad amarla
davvero.
Non dormivo davvero,
ma non ero sveglia.
Ero nel mezzo,
lei alleviava
la mia insonnia,
ma sembrava sprecato
il tempo privandosi
della sua bellezza.
Lei respirava.
Come si respira
prima di piangere,
o prima di amare.
Io alleggerivo il mio respiro
per ascoltarla meglio.
Mi svegliavo a guardarla
ogni tanto.
Consumavo i miei occhi
con la sua ombra,
avvolta nelle coperte.
Pensavo a quanto fossi
fortunata quella notte.
Ogni fruscio del lenzuolo
mi ricordava che lei era lì
con me.
Il mio silenzio
una preghiera sussurrata
a un dio che non conosco
ma che quella notte
sembrava reale.
Lei non russava,
ma se l'avesse fatto,
se fosse stata lei
a occupare il buio
con un respiro disordinato,
con un russare imperfetto
e inconsapevole,
giuro,
avrei imparato ad amare
anche quello.
Avrei sorriso nel buio.
Perché di lei amavo
ogni singola crepa
della sua superficie,
perché da lì
traspariva la sua luce.
Ho capito allora
che la bellezza non ha bisogno
di mettersi in mostra.
A volte
basta dormirci accanto,
senza sapere
se sarà la prima notte
di tante altre
o solo un ricordo lontano
con un sapore dolce amaro.