Singaw ng Tsaa

scritto da AGapi
Scritto 2 mesi fa • Pubblicato 2 mesi fa • Revisionato 2 mesi fa
0 0 0

Autore del testo

Immagine di AGapi
Autore del testo AGapi

Testo: Singaw ng Tsaa
di AGapi

Mi sento pervaso da un accidioso desiderio di rimanere a letto. 
Che cos'é importante?
Non provo niente, 
se non una densa interferenza di segnale. 
I miei ricordi tornano a frammenti e mi sembra di osservare uno sconosciuto. 
Forse hanno paura di me? 
Tentano di riavvicinarsi a piccoli passi,
per tastare la situazione. 
Non vogliono rischiare la libertà, 
dunque diffidano dal donarmi la stessa energia che li ha generati. 
Mi lasciano vagare da solo in miniere colme di ricchezze che ostinatamente proclamo mie. 
Il motore della sofferenza é inceppato, perciò il mio palazzo rimane abbattuto. 
Respiro polvere. 
Serro gli occhi per starnutire e,
mentre asciugo il naso, 
intravedo un bambino. 
Lo conosco. 
É piccolo e solitamente non incrocia il mio sguardo, 
ma ora mi osserva da lontano. 
Non capisce perché io rimanga immobile.
L'inerzia del dovere mi solleva e ravana nella mia anima per riconciliarmi al presente.
Inserisco la spina, 
ma non vuole alimentarsi. 
Non c'é spazio per la colazione, 
il vuoto é colmo di incertezza.
Solo il pensiero mi nausea.
Arriva un messaggio e, di seguito,
un'occasione ghiotta per tornare a letto.
Un urlo. 
La teiera sul comodino esige la mia attenzione. 
Dopotutto, l'ho ignorata per mesi.
Il mio senso di colpa acconsente e decido di prepararmi un té verde. 
Finisco davanti alla finestra della camera da letto
mentre reggo la tazza bollente tra le mani. 
Noto il mio palazzo,
prima in macerie. 
Si erige di fronte a me
e con un cenno deciso indica le montagne dietro. 
"Ora vedi?"
Un singhiozzo mi inasprisce il petto e esulto. 
Eccoti, sofferenza.
Libera i nostri ricordi, 
offuscati dall'individualismo.
La fiducia cresce nelle piccole cose che sono e saranno un'opportunità per viverci in maniera disinteressata.
Per non perderci in etichette. 
Dalla tazza di té sale un alito di vapore. 
Dal collo, poi mi accarezza dolcemente il viso
e non sono piú assuefatto alla solitudine. 
Sei tu? 
Io ci sono. 
... 
Piú tardi, ricevo in terapia un bambino di nove anni. 
Gli descrivo entusiasta l'immagine del vapore del té che mi riscalda il viso.
Lui ascolta con interesse. 
Rivolge in alto i suoi occhi a mandorla per osservarla meglio. 
Il suo autismo l'ha accolta.
Sorride e, appagato, sospira. 

Singaw ng Tsaa testo di AGapi
5

Suggeriti da AGapi


Alcuni articoli dal suo scaffale
Vai allo scaffale di AGapi