Le linee non vissute del corpo

scritto da il Moscone
Scritto 4 anni fa • Pubblicato 4 anni fa • Revisionato 4 anni fa
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Autore del testo il Moscone
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Dunque nessun autocontrollo, nessuna autolimitazione per raggiungere determinati fini, ma un libero lasciarsi andare; nessuna prudenza, ma una saggia cecità; nessuna conquista di beni certi che lentamente si accumulino, ma una continua dissipazione
- Nota dell'autore il Moscone

Testo: Le linee non vissute del corpo
di il Moscone

Le linee non vissute del corpo

«Dunque nessun autocontrollo, nessuna autolimitazione per raggiungere determinati fini, ma un libero lasciarsi andare; nessuna prudenza, ma una saggia cecità; nessuna conquista di beni certi che lentamente si accumulino, ma una continua dissipazione di tutti i beni perituri. Questo modo di essere ha qualcosa di ingenuo e istintivo e assomiglia a quel periodo di inconsapevolezza che soprattutto si distingue per una confidenza gioiosa: l’infanzia».

"Sull'arte", Rainer Maria Rilke

In una società evoluta del futuro i sovversivi venivano calati dentro delle buche profonde, protette dalle intemperie metereologiche da cupole di plexiglass trasparente.
Per mantenerli in vita venivano gettati loro gli avanzi delle mense aziendali delle principali città industriali e ogni tanto venivano prelevati da apposite forze speciali per essere sottoposti a check-up medici.
Davanti alle loro fosse venivano eretti dei "monumenti della vergogna", riproducenti il sembiante del condannato; al collo della statua veniva appesa la denominazione del reato commesso.
A ogni condannato veniva concesso un solo libro da leggere per tutta la durata della pena; fermo restando che poteva richiedere in ogni momento l'ausilio delle Sacre Scritture da parte del cappellano delle Prigioni Statali.

Mauro il Moscone stava leggendo sulla sua brandina d'ordinanza un brano del suo unico libro di compagnia: "Tutti gli scritti sull'arte e sulla letteratura" di Rainer Maria Rilke:
"Le epoche stanno ai bordi e gettano il loro giudizio e la loro conoscenza come pietre nella profondità inesplorata e si mettono in ascolto. Le pietre continuano a cadere da millenni.
Nessuna epoca le ha ancora sentite cadere sul fondo."
"Bum!Che tonfo!"
Il Moscone sorrise e rivide molte memorie nel film della sua mente.
Vide la sentenza sul petto della sua statua:
"Il reo Mauro il Moscone ha affermato: il lavoro è un vizio assoluto.
Chi non dispone in piena libertà di due terzi della sua giornata è uno schiavo, qualunque cosa poi sia:politico,commerciante,calciatore,velina,funzionario,consumista, dotto. Viene condannato all'ergastolo fino all'abiura del pensiero criminale»

"Disporre di sé vi fa paura, eh?" urlò il Moscone al cielo protetto dal plexiglass.
"Quello che ho pensato e fatto, giudici, non è stato compiuto per il mio Ego o l'espressione del vicino di casa perbene: ho riflettuto e agito per la terra dei nostri figli, per le possibilità ancora inesplorate dell'umanità, quelle possibilità che nessuno vede più e che invece un giorno si schiuderanno grazie ai pensieri e agli sforzi dei non allineati all'Apocalisse.Quel giorno ci sarà l'inaugurazione a quel monumento senza l'infamia di quel cartello."

All'improvviso un carosello sonoro di rondoni prese a girare stridente e festante sopra la cupola in plexiglass del Moscone, che rivolse verso di loro le braccia alzate e le mani aperte:
"Venite, fratelli! Volo con voi, sono Capitan Sfioratore!"

Detto questo cominciò a suonare con le braccia e con le mani una chitarra immaginaria, danzando vorticosamente e cantando a squarciagola:
"Sono nato troppo presto, ma sono nato molto tosto! Hey, sono nato molto Mosco!
Vi offro gratis tessuti colorati! Vi dono l'oro zecchino dei miei cassetti sfondati! E cerco le linee non ancora vissute sul mio corpo, le cerco molto fuori e dentro dal mio corpo...molto fuori e dentro dal mio corpo..."
Mentre roteava nella cella il Moscone si denudò e si ferì le braccia e il petto e le dita sbattendo contro le pareti rocciose della buca.
E con il sangue delle falangi e degli avambracci e dei gomiti, ballando e cantando, disegnò un gigantesco rondone in volo sulle pareti della profonda cella interrata, mentre dall'alto piovevano gli avanzi della mensa.

(disegno originale di Fabio Cavagliano)
Le linee non vissute del corpo testo di il Moscone
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