Contenuti per adulti
Questo testo contiene in toto o in parte contenuti per adulti ed è pertanto è riservato a lettori che accettano di leggerli.
Lo staff declina ogni responsabilità nei confronti di coloro che si potrebbero sentire offesi o la cui sensibilità potrebbe essere urtata.
Il cellulare di Ettore e Gaia
Appoggiato su un ramo robusto, c’è un cellulare. Sempre acceso, luci intermittenti, pronto a connettere o a isolare. È il cellulare di Ettore e Gaia.
Ettore e Gaia sono arrivati al centro solo per alcuni mesi, eppure quei mesi sono stati tra i più complessi e intensi. Fratello e sorella, senza padre e con una mamma soggetta a cure psichiatriche, mostravano un modo di esprimersi perennemente provocatorio. Ogni parola, ogni gesto, sembrava calibrato per sfidare chiunque stesse loro accanto. Avevano la capacità di cambiare l’umore di tutti, di mettere alla prova la pazienza, di far dubitare persino dei propri strumenti educativi.
Ma la pacatezza e la gentilezza degli operatori e degli educatori li spiazzava. Nessuna voce alta, nessun confronto a loro livello: loro erano sempre in attacco, come meccanismo di difesa, eppure quell’atteggiamento lento e costante li metteva davanti a un modello di relazione diverso, una possibilità di fidarsi.
Il cellulare era il loro oggetto simbolico: amico fedele e, talvolta, peggior nemico. Era tramite quel dispositivo che Ettore e Gaia mostravano una parte del loro mondo complesso. Ricordo un episodio in cui Ettore prese il telefono di Gaia e mandò un messaggio al fidanzato di lei facendola lasciare: volavano parolacce, si sfioravano quasi le botte. Ci siamo dovuti frapporre fisicamente per evitare che la situazione degenerasse.
Passavano da super difensori l’uno dell’altra a nemici per giorni interi, senza rivolgersi parola. Conoscevano tutto del sistema che li circondava: case famiglie, tribunali, pratiche, figure adulte, soldi spesi per loro. Avevano una totale sfiducia in chiunque, un mondo che conoscevano ma che non accettava facilmente.
Quando finalmente sembravano iniziare a inserirsi, a costruire un rapporto individuale con gli educatori, la mamma ha avuto un crollo psicologico. Sul più bello, sono stati trasferiti in comunità. Quei mesi, pur brevi, ci hanno insegnato molto: l’amore-odio dei fratelli, la complessità delle relazioni, e quanto la pazienza, la coerenza e la gentilezza possano spiazzare anche i più cauti e diffidenti.
Il cellulare sull’albero resta come simbolo di connessione e di conflitto, di fiducia e di sfida. Ricorda che ogni bambino o adolescente porta con sé strumenti attraverso i quali esprime bisogni, rabbia, voglia di autonomia e affetti, anche quando la vita li ha messi davanti a ostacoli enormi.
Ettore e Gaia ci hanno insegnato che l’educazione non è solo “fare” ma anche saper “stare”: è saper stare accanto, rispettare i tempi, offrire strumenti, ascoltare e accompagnare, anche quando il percorso sembra impossibile e il futuro incerto.